Difficile capire le ragioni della presenza in concorso all’ultimo Festival di Cannes di Sicario firmato dal Canadese Denis Villeneuve e costellato di attori prestigiosi, da Benicio Del Toro a Emily Blunt, da Josh Brolin a Jon Bernthal.
È la storia di uno scontro senza regole fra un cartello di narcotrafficanti messicani e una non meglio precisata forza di polizia americana supportata da un enigmatico consigliere colombiano che vuole vendicare l’uccisione di moglie e figlio. Al gruppo si aggrega, più per spinta dei superiori che per decisione propria, una giovane agente dell’FBI che crede nell’uso dei metodi legali e nel rispetto delle norme giuridiche. Davanti alla violenza dei trafficanti si dovrà ricredere e spingersi sino a giustificare l’uso di torture e uccisioni. Si è detto che non sono chiare le ragioni per cui un film di questo tipo è stato messo in programma, questo non tanto per la scarsa qualità del prodotto che, anzi, funziona benissimo e tiene dell’attenzione dello spettatore per due ore abbondanti, ma per la sua natura di produzione commerciale a tutto tondo che non aggiunge nulla né al linguaggio del cinema, né alla morale. Da quest’ultimo punto di vista, anzi, presenta non poche sbavature finendo per giustificare l’abbandono della legalità in nome dell’efficienza anticrimine.