Scritto e diretto da John Francis Daley e Jonathan M. Goldstein, autori della sceneggiatura di Come ammazzare il capo... e vivere felici (Horrible Bosses, 2011), segue con timore reverenziale il solco tracciato dal prototipo del fin troppo ricco filone di vacanze on the road, National Lampoon's Vacation, citandone in varie parti idee e situazioni anche se con lievi modifiche, anche se gli elementi entrati nell'immaginario collettivo statunitense ci sono proprio tutti.
Per non avere dubbi sull’omaggio al film di John Hughes, i genitori del protagonista di Come ti rovino le vacanze sono interpretati da Chevy Chase e Beverly D'Angelo che trent’anni orsono erano la coppia che affrontava il viaggio. Comicità politicamente scorretta che spesso trascende nella volgarità, bagni in fonti termali calde che sono invece fogne a cielo aperto, rafting in un fiume che finisce con spettacolari cascate assieme ad un istruttore che vuole suicidarsi perché lasciato dalla fidanzata, enorme truck guidato da un uomo poco rassicurante che il figlio più piccolo della coppia ha definito pederasta e così via, senza preoccuparsi troppo di un minimo di coesione tra le varie parti. Del resto i due registi, qui al loro debutto nella direzione di un lungometraggio, avevano come unico compito quello di riproporre un certo modo goliardico ed irriverente di fare ridere che oltreoceano piace ancora molto e a non si chiedeva loro un film raffinato e ben costruito. Visto nell’ottica di chi lo ha prodotto è perfetto ma, per un pubblico che non conosce il film a cui è ispirato, può essere considerato una commedia con poche idee e tante volgarità. Un pilota di una società aerea low cost, frustrato perché no riceve i benefit ottenuti dei colleghi, decide di organizzare una settimana di vacanze con la famiglia per la Festa del Ringraziamento percorrendo oltre quattromila chilometri su un’auto familiare di costruzione albanese. La meta è un bellissimo Parco dei divertimenti, in questo modo vuole rifare il viaggio da lui subito trent’anni prima e finito non proprio bene. Il figlio maggiore è trattato da gay dal fratello minore che è affetto da violento bullismo, la moglie ha una fama da disposta a tutto che è rimasta nella storia del campus dove studiava. Lui sogna una famiglia normale e involontariamente fa di tutto per non riuscire ad averla. Finale più o meno lieto con sicura conferma dello squallore in cui vive la coppia. Moltissime le scene in cui si parla di sesso, linguaggio infarcito di parolacce, come dire un prodotto non adatto al pubblico infantile.
