Dal regista sudafricano di District 9 (2009) giunge un film di fantarealtà in grado anche di commuovere e coinvolgere, a dimostrazione che non conta l’esteriorità dei personaggi ma quanto questi riescono ad esprimere. Purtroppo, la sceneggiatura scritta a quattro mani dal regista e da Terri Tatchell è curata particolarmente nei rapporti interpersonali tra i vari personaggi.
La storia non sempre funziona in maniera coerente forse soprattutto a causa della scelta di creare cattivi assolutamente senza cuore e buoni esasperatamente ingenui. Probabilmente si era sbagliato a considerare un genio l’allora trentenne Neill Blomkamp al suo esordio in quel film di fantascienza sociale anticapitalista politicamente scorretto in cui tutto sembrava originalissimo e quasi rivoluzionario. Già era scemato l’entusiasmo con Elysium (2013), interessante ma molto già visto, e ora con Humandroid si ha la conferma che si è di fronte più ad un buon artigiano che non a un genio. Il film ricorda molto RoboCop (1987) di Paul Verhoeven ma come storia e personaggi è molto simile a Corto circuito (Short Circuit, 1986) di John Badham. In questo suo terzo lungometraggio mette in scena una favola cyberpunk in cui un robot della polizia di Johannesburg viene riprogrammato dal suo creatore non solo come freddo combattente ma anche per fornirgli intelligenza artificiale, una coscienza e sentimenti molto umani. Finisce nelle mani di una scalcagnata banda criminale che diventerà la sua famiglia disfunzionale ma che lui identifica nel padre e nella madre che non ha mai avuto. Il regista mette troppa carne al fuoco e crea una vicenda che alterna momenti lirici ad altri particolarmente poco interessanti poggiati su idee confuse sviluppate più visivamente che narrativamente. Il film non conferma quanto aveva saputo fare con la sua opera prima, semmai potrebbe essere considerato un buon blockbuster di sicuro intrattenimento. In un prossimo futuro – siamo nel 2016 – per fare rispettare la legge, al posto degli uomini ci sarà una forza di polizia oppressiva composta da robot tecnologicamente molto avanzati. Quando uno di questi droidi, Chappie, viene rubato e riprogrammato, si trasforma nel primo robot con la capacità di pensare autonomamente. E’ un pericolo per chi vorrebbe dimostrare che questi esseri non sono in grado di garantire sicurezza e che vorrebbe imporre droidi molto più violenti. Per questo, cercano di distruggerlo. Ma il suo creatore, assieme alla sua bislacca famiglia, riusciranno a salvarlo. Bravo anche se difficile capire dove termini il suo lavoro di attore e dove inizi quello degli addetti agli effetti speciali, Sharlto Copley nel ruolo del droide Chappi. Sorprendenti e credibilissimi i genitori’ del droide Ninja e Yolandi, coppia musicale sudafricana. Di maniera la prova del inventore Dev Patel, triste la dirigente della fabbrica dei robot Sigourney Weaver, ridicolo il cattivissimo Hugh Jackman.