Il cinema francese è oltre ogni dubbio il maggiore d’Europa e lo è grazie a un’industria solida e capace di giostrare su molti generi. Uno dei più frequentati è la commedia con retrogusto amaro ben esemplificata da un film come La famiglia Bélier del veterano Eric Lartigau che maschera, sotto una superfice ironica, un tema tutt’altro che banale come la separazione dei figli dai genitori.
I Bélier sono una famiglia di allevatori normanni affetti da un grave handicap: padre, madre e figlio minore sono sordomuti, solo la figlia sedicenne Paula parla e sente normalmente. Naturalmente la ragazza è diventata quasi l’unico, sicuramente il maggiore, canale di comunicazione fra il gruppo e il mondo esterno. Quando l’insegnante di musica della scuola scopre che la ragazza ha una bella voce e merita di partecipare a al concorso di Radio France che mette in palio una borsa di studio per un prestigioso conservatorio parigino, il nucleo familiare e la prescelta vanno in crisi. La prospettiva di perdere quell’unico collegamento diretto con il mondo esterno, nel frattempo il padre che simpatizza per il Partito Socialista di François Hollande si è candidato a sindaco, mette in crisi quel piccolo mondo, ma ogni cosa è superata con il buon senso e l’amore, al punto che saranno proprio padre e madre ad accompagnare la figlia alla selezione canora. E’ un film intelligente e delicato, denso di battute in qualche caso pruriginose, come quelle che segnano la visita della coppia dal sessuologo con la ragazza che fa da interprete. In altre parole un esempio di quel buon cinema medio su cui si basa qualsiasi industria solida e professionalmente matura.
