Michel Hazanavicius ha assunto fama internazionale dopo aver vinto il premio Oscar con The Artist (2011) da lui scritto e diretto, un film che focalizza il passaggio dal cinema muto a quello sonoro. Il riferimento ai film del passato c’è anche in The Search (La ricerca) che riprende, anche se alla lontana, una pellicola del 1948 diretta da Fred Zinnemann, Odissea tragica, che racconta una storia drammatica legata allo sterminio degli ebrei ad Auschwitz.
Nel nuovo testo la vicenda si sposta in Cecenia, durante la seconda guerra cecena (1999 – 2009) in cui l’Armata Rossa invase il territorio della repubblica indipendente con il pretesto di distruggere le basi da cui muovevano i terroristi caucasici. Fu un vero e proprio massacro che colpì quaranta mila persone, la maggior parte civili. Il film ruota su tre storie l’ultima delle quali nel finale si ricollega alle altre. La prima vicenda è quella di un ragazzino cui i soldati di Mosca uccidono i genitori, pacifici contadini, e rapiscono la sorella. Lui rimane solo con un fratellino e inizia a girovagare in campi e villaggi devastati dalla guerra. Ben presto è costretto ad abbandonare l’infante e finisce in una cittadina Russa dove incontra una funzionaria dell’ONU che lo salva dalle violenze dalla strada e, lentamente, gli fa riprendere la capacità di parlare, cosa che aveva perso subito dopo aver assistito all’uccisione dei genitori. La seconda storia è quella di sua sorella che, uscita dalle grinfie degli occupanti, vaga alla ricerca dei fratelli. Li ritroverà sia grazie la solidarietà dei correligionari mussulmani, sia grazie all’abdicazione dei funzionari stranieri, prima fra tutte la donna che aveva salvato suo fratello. La terza storia è quella di un giovane russo che, sorpreso a fumare hashish, è costretto a scegliere fra la prigione e l’arruolamento nell’esercito. Opta per questa seconda possibilità e ha modo di sperimentare la crudeltà e la violenza che allignano nei ranghi dell’armata. Sarà lui uno dei militari, induriti e impauriti dalle violenze subite, che parteciperanno all’uccisione dei genitori del ragazzino. Il film ha una struttura narrativa molto tradizionale, un andamento prevedibile dalla prima all’ultima sequenza, ed è percorso da un sentimento ferocemente antirusso poco motivato. Sia chiaro: nessuno si fa illusioni sulle violenze e i veri e propri crimini perpetrati dall’Armata Rossa in Cecenia, come in Afghanistan, ma ciò che disturba è la santificazione indiscriminata dai ceceni senza neppure un accenno alle decine di morti, anche loro civili innocenti, causati dagli attentati terroristici in Russia. In definitiva un film piatto e prevedibile.