Tre dipendenti di una fabbrica che sta chiudendo si ritrovano su l’alta torre che domina l’azienda. Salvo Borgna è un operaio d’origine siciliana che vive e lavora da anni a Torino, è lui il primo ad essere salito sull’alto manufatto per protestare contro la minaccia di licenziamento.
Lo ha raggiunto Giorgio Bettenello sindacalista aziendale venuto su per lavarlo da una rovinosa caduta ed ora ostaggio dell’altro. Anche il terzo, Luca Ottolenghi, è un dipendente dell’azienda assunto fra le categorie speciali perchè ipovedente e affetto da deficit comportamentale. Lui è salito volontariamente per portare viveri e bevande agli altri due. Il terzetto passerà la notte all’addiaccio e sarà l’occasione per il regista Felice Farina di fare un sintetico riepilogo degli ultimi decenni di vita italiana, dai gradi misteri di Stato alla galleria dei personaggi politici di maggior rilievo, sino ai fatti sociali e criminosi che hanno segnato il nostro paese fra la fine degli anni settanta e il nuovo secolo. Patria naviga fra il documentario e il film narrativo senza effettuare una scelta precisa dando vita ad un’opera generosa quanto squilibrata, potenzialmente interessante quanto frammentata. Un universo che assorbe e distrugge le pur notevoli potenzialità attoriali di Francesco Pannofino Roberto Citran. Il film è ispirato al libro omonimo di Enrico Deaglio, volume che il lavoratore borderline conosce a memoria. Tuttavia una cosa è un saggio scritto, un’altra un film e lo si nota dalla confusione delle immagini allineate dal cineasta senza una vera logica narrativa, ma con una tecnica più vicina all’ammasso casuale che alla messa assieme ragionata e coerente.