Edoardo Leo prosegue il suo percorso artistico tra regia, sceneggiatura e interpretazione riuscendo a dimostrare che anche piccoli film possono divenire occasione di buon cinema. Tratto dal libro di Fabio Bartolomei in cui il tema sociale era trattato in maniera più approfondita, racconta di tre falliti sui quarant’anni che non si conoscono e che, andando a vedere un rustico in Campania, decidono di divenire soci per creare un agriturismo; a loro si aggiungono un cinquantenne comunista e una ragazza incinta. Tutto bene fino a quando la camorra non chiede il pizzo.
Io e la Giulia è una commedia dove si ride poco, in cui seppure con tono rasserenante si affrontano temi complessi tra cui la solitudine, il razzismo, la camorra. A questo si aggiungono le storie personali di sette personaggi raccontati con grande umanità. Luca Argentero lavora in un’autoconcessionaria e odia la sua attività, Edoardo Leo è un tele imbonitore che sopravvive ai margini del lecito, Stefano Fresi è un ristoratore che riesce a fare fallire l’ultracentenaria attività della famiglia, Claudio Amendola è un nostalgico del comunismo che dell’impulsività fa il suo modo di vivere, Anna Foglietta una giovane donna incinta completamente fuori di testa che non sa chi sia il padre del bambino, Carlo Buccirosso è un camorrista che non ama il suo lavoro e che diverrà socio degli altri nel sogno di creare un agriturismo. A loro si affianca un immigrato del Ghana che li aiuta chiedendo la metà dell’eventuale raccolto che si riuscirà a creare da un terreno non coltivato da anni. Sono soli, emarginati, falliti che per una speranza sono in grado di rivivere, sentirsi uniti, scoprire l’amicizia. Poco importa che, alla fine, debbano soccombere allo strapotere dei malavitosi, quello che conta è che assieme hanno saputo realizzare un sogno. La Giulia del titolo è una Alfa Romeo 1300, verde e vecchissima, di proprietà del camorrista che viene sequestrato dall’uomo di sinistra perché si rifiuta di pagare il pizzo. L’auto è sotterrata per evitare possa essere ritrovata, ma il mangianastri funziona a sorpresa inondando da sotto terra il giardino di suoni fatati creando il successo dell’agriturismo. Edoardo Leo è molto bravo come regista e muove i vari personaggi in maniera naturale, offrendo ad ciascuno di loro la possibilità di emergere. Si sorride ma si è costretti anche a pensare. Bello e sicuramente superiore alla media di tanto cinema italiano.