Debutto alla regia del quarantaquattrenne Andrea Jublin che, pur con non poche ingenuità, si segnala per originalità di spunto, freschezza del dialogo e accattivante personalità del protagonista quattordicenne Marco Todisco. Banana, per salvarsi dalla mediocrità dilagante che lo circonda, adotta, nel calcio come nella vita, la cosiddetta filosofia brasiliana dove generosità, cuore, coraggio e fantasia convergono in un unico stile di vita.
Lo usa anche quando si innamora di una ragazza poco studiosa, sua compagna di classe. Il regista è torinese ed è laureato in scienze politiche, si è diplomato alla scuola di recitazione dello stabile di Genova e ha lavorato in diversi spettacoli dello stesso teatro. Ha studiato sceneggiatura ad un corso organizzato dalla RAI e ha vinto molti premi nazionali e internazionali, è stato candidato agli Oscar per il migliore cortometraggio. La sua è più esperienza teorica che non pratica, è sicuramente più bravo come sceneggiatore, attore (interpreta Gianni il frustrato insegnante che cura una regia teatrale per gli allievi i più piccoli ) che come cineasta, anche se dimostra sincero trasporto e voglia di fare, coadiuvato da un ottimo cast che mette in scena con bravura quanto proposto da uno script in cui coesistono commedia adolescenziale, love story, emarginazione, crisi di coppia, battute intelligenti ed altre tratte di peso dal mondo dell’avanspettacolo e del teatro leggero. Di Marco Todisco bisogna dire che difficilmente abbiamo sentito una dizione così perfetta soprattutto in un ragazzino, Spontaneità, grande espressività e voglia di divertirsi divertendo fanno di lui una bestia da palcoscenico (o di set) che potrebbe avere in futuro ulteriori soddisfazioni. Banana è chiamato così perché ha un piede che, quando gioca al calcio, gli fa alzare tutte le palle che immancabilmente finiscono aldilà di un muro e tornano squarciate da un misterioso sadico non amante del gioco. Jessica, una Beatrice Modica col giusto impatto visivo, è una ragazza fin troppo moderna che vive di SMS e di esteriorità accompagnandosi a adolescenti molto più grandi di lei; è bella e, dicono, molto disponibile. Accetta la compagnia del poco affascinante Banana che cercherà di aiutarla ad evitare l’ennesima bocciatura. Forse per qualche attimo è sincera, ma raggiunto lo scopo lo molla senza troppe preoccupazioni. La loro professoressa di lettere, una splendida Anna Bonaiuto, odia il mondo e se stessa, rifiuta di avere un rapporto platonico col preside Giorgio Colangeli, ed è cattivissima nei confronti dei suoi allievi. I simpatici Gianfelice Imparato e Giselda Volodi sono i genitori del ragazzo, lui brontolone e privo di interesse per la moglie, lei che tenta in tutte le maniere di risvegliare i sopiti ardori del marito. Nelle loro bocche alcune battute divertenti e tante altre non esattamente di prima mano, assumono un sapore goliardico.
