E’ il seguito di Come ammazzare il capo... e vivere felici (Horrible Bosses, 2011). A garantire la continuità tra i due film è la presenza di due dei co - sceneggiatori, John Francis Daley e Jonathan Goldstein, che hanno saputo fare rivivere le atmosfere un po’ folli del primo. La pellicola negli Stati Uniti ha ottenuto un importante riscontro al box office nonostante il film sia vietato ai minori a causa della presenza di linguaggio considerato scurrile e per il forte contenuto sessuale.
Confermati in blocco i tre protagonisti - Jason Bateman, Charlie Day e Jason Sudeikis - nonostante il cambio di regista il film appare una perfetta prosecuzione delle avventure di questi strampalati eroi: pregio per chi cerca la certezza della ripetitività, difetto per chi ama essere stupito da un po’ di originalità. Dopo pochi minuti ci si abitua a volgarità che in bocca a Jennifer Aniston, ad esempio, suonano totalmente fuori luogo, ma è questa la ragione principale del successo e, quindi, ovviamente i realizzatori schiacciano l’acceleratore fino ad inevitabili scontri con il buon gusto. Poco conta che nei titoli di coda appaiono i soliti errori in cui i vari attori fingono di non riuscire a dire certe frasi: è una difesa d’ufficio che convince poco. Stufi di essere dipendenti frustrati Nick, Dale e Kurt decidono di mettersi in proprio, ma un investitore senza scrupoli li metterà in mezzo ad una strada estromettendoli dall'attività. Disperati e senza alcun possibile ricorso legale, poiché non avevano firmato nulla con chi aveva ordinato centomila esemplari della loro invenzione, i tre aspiranti imprenditori mettono in atto un piano maldestro: rapire il figlio dell'investitore e chiedere come riscatto i cinquecentomila dollari necessari a riprendersi il controllo dell’azienda. Tuttavia non hanno considerato che il figlio è ancora più malvagio del padre. Kevin Spacey è il cattivo della prima parte delle avventure di questi antieroi, è in carcere ma non per questo è fuori dai giochi.