È il terzo e conclusivo capitolo della trilogia cinematografica basata sull'ultima parte del libro Lo Hobbit di J. R. R. Tolkien, pubblicato nel 1937. Era stato preceduto da Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato (The Hobbit: An Unexpected Journey, 2012) e Lo Hobbit - La desolazione di Smaug (The Hobbit: The Desolation of Smaug, 2013) tutti prodotti e diretti da Peter Jackson.
Le riprese si sono svolte in Nuova Zelanda, contemporaneamente a quelle dei due film della trilogia dal marzo 2011 al luglio 2012 per risparmiare sui costi notevoli di un progetto così ricco di effetti speciali ma anche di attori e comparse. Inizialmente pensato come un film in due parti, solo nel luglio 2012 fu annunciato che Lo Hobbit sarebbe diventata una trilogia. Con l'introduzione del terzo capitolo, i precedenti due film hanno subito forti trasformazioni in fase di montaggio lasciando al terzo capitolo la narrazione della Battaglia delle cinque armate in cui è stato utilizzato materiale anche de Il Signore degli Anelli (2003). Sono occorse sei settimane supplementari dal maggio 2013 con l’utilizzo della maggior parte degli attori. Il risultato finale non è esattamente entusiasmante anche se la dona uno spettacolo di un mondo impossibile raccontato con buone immagini dark. Lo scenario è formato da terre in cui il sole non sorride mai, acque di un terrificante grigiore, ghiacciai e vette che paiono invalicabili. A questo vanno aggiunti i personaggi fantasiosi quali orchi, elfi, stregoni, gnomi. Atmosfere da fiaba lette in uno stile teatrale di grande vigore dove il dramma è il vero protagonista. Poco più di cento pagine del libro trasformate in oltre due ore di film costringono gli sceneggiatori a creare di sana pianta nuove situazioni che, seppure seguendo il modo narrativo di Tolkien, alle volte appesantiscono il film. Contrariamente ad altre saghe, qui il cast ha grande importanza ed anche nei personaggi minori c’è un’attenta ricerca dell’interprete migliore. Leggendo velocemente i nomi presenti cast ci si rende conto dello sforzo produttivo affrontato. Bello, ma lo spettatore spesso assiste a quello che accade sullo schermo ma non ne è coinvolto emotivamente.