Mommy (Mammina) del canadese Xavier Dolan - regista, sceneggiatore, attore e doppiatore – mette in scena una forte tragedia familiare. Lei è vedova da tre anni ed è costretta ad allevare da sola un ragazzo aggressivo e mentalmente disturbato. La madre nega cocciutamente i problemi del figlio sino al momento in cui le sua mattane e la sua aggressività, anche verso di lei, la costringono a prenderne atto e ad affidarlo ad un ospedale psichiatrico.
Il film è ambientato in un Canada immaginario, dell’immediato futuro, dove è stata appena varata una legge che consente ai genitori di figli con difficoltà di rinunciare alla patria potestà in favore dello Stato. Come si può capire, anche da queste poche righe, il film punta molto sulla performance della protagonista, su quella del ragazzo e della misteriosa vicina che si unisce a loro in un rapporto non privo d’ambiguità. In questo Anne Dorval, Antione Oliviere Pilon e Suzanne Clément danno un contributo fondamentale alla riuscita del film. Nel complesso un’opera che si ricollega ai testi precedenti di questo regista, soprattutto Laurence Anyways (Laurence comunque, 2012) e Tom à la ferme (Tom nella fattoria, 2013), in cui si focalizzavano i sentimenti adolescenziali e li si mettevano a confronto con il sentire degli adulti, spesso scelti fra personaggi non proprio ordinari. Nel film odierno l’accento è spostato fortemente verso la seconda componente del discorso e questo richiede alle sue attrici, soprattutto ad Anne Dorval che ha il ruolo della madre, una prestazione di grandissima intensità. In definitiva un buon film d’attrici che racconta una storia non particolarmente originale.