Difficile occuparsi di un film horror e non attendersi di essere ulteriormente delusi. Molti ci si cimentano senza sapere cosa è, altri lo affrontano consci che spesso possono essere realizzati con budget molto ridotti. Se poi si legge la trama e ci si rende conto che non è esattamente originale, il timore di un’ulteriore delusione serpeggia nello spettatore professionale. CUB - Piccole prede a firma di Jonas Govaerts impiega pochissimi minuti per fare capire di essere un testo non pretenzioso, ma capace di interessare e, perché no, anche di fare paura.
E’ un prodotto europeo ideato e realizzato in quell’area belga che ci ha già dato autori e titoli di buon interesse pur non avendo una grande tradizione da un punto di vista quantitativo. Per esempio a Harry Kümel dobbiamo due classici quali La vestale di Satana (Les lèvres rouges, 1971) e Malpertuis (1971) con uno straordinario Orson Welles, mentre Rémy Belvaux, André Bonzel e Benoit Poelvoorde hanno creato un vero e proprio must con il feroce e riuscito Il cameraman e l'assassino (C'est arrivé près de chez vous, 1992). Più recentemente Calvaire (Calvario, 1994) di Fabrice Du Welz è riuscito emergere dall’anonimato di un filone in cui troppi sono i titoli da dimenticare. Il debuttante Jonas Govaerts si inserisce con autorità nella storia europea dell'horror aggiornando ai tempi moderni uno dei classici di questo genere: il bosco cupo e misterioso, con l'accampamento di giovani e un essere feroce che si annida nell'oscurità. Questo è il primo film di questo filone prodotto nelle Fiandre, diretto da un regista che è un grande fan dei film di Dario Argento a cui ha reso omaggio scegliendo il tema di Suspiria (1977) come suoneria del cellulare di uno degli scout. Il film è stato realizzato grazie al sistema crowd - funding ed è stato presentato anche in festival importanti come quello di Toronto. E’ un prodotto europeo ma sarà distribuito in molte sale statunitensi ed è stato diretto da un debuttante a cui una delle major hollywoodiane ha già proposto di realizzare il secondo film negli Stati Uniti. La sceneggiatura è classica ma negli ultimi venti minuti si trasforma in occasioni per indicibili violenze che colpiscono tutti gli eroi del film. Un campo di scout, tre capi frustrati che inventano un ragazzo licantropo per spaventare i lupetti e che un dodicenne vede e, addirittura, incontra. Tanti morti, ma non è lui il cattivo o, meglio, il vero cattivo. Ci sono adulti psicopatici e quant’altro in ottantaquattro minuti tutto sommato ben realizzati.