Scusate se esisto! è la nuova commedia firmata da Riccardo Milani che vi conferma la sua tendenza a mescolare spettacolo a temi socialmente pesanti, ironia a riflessione politica. Intendiamoci; niente di trascendente o rivoluzionario, ma solo la scelta di portare in primo piano, anziché la solita borghesia becera e incolta cara a certa commedia all’italiana di recente memoria, i ceti meno fortunati. In questo caso le donne e, più in generale, i giovani che, dopo un lungo viaggio attraverso le maggiori istituzioni straniere, dove il loro talento è stato apprezzato e premiato con tangibili riconoscimenti, decidono di ritornare in patria e qui incontrano ostacoli burocratici e sessisti d’ogni tipo.
Serena Bruno viene da un paesino abruzzese, si è laureata in architettura con il massimo dei voti superando mille ostacoli, ha perfezionato il suo curriculum con master in Russia, Cina, Abu Dhabi e Londra imparando le lingue e ottenendo diplomi. Un giorno decide di ritornare in Italia e qui le cose si complicano. Nessuno vuole dare lavoro a una donna a meno che non accetti di firmare le dimissioni in bianco da usarsi in caso resti incinta. L’unico impiego che trova è quello di cameriera in un grande ristorante gestito da un bell’uomo separato e gay (all’inizio lei non lo sa e neppure lo sospetta). Il ristoratore rimane colpito dalla sua professionalità e conoscenza delle lingue, mentre lei sarebbe più che disposta a intrecciare con lui una relazione sentimentale. E’ a questo punto che scopre le preferenze sessuali del suo datore di lavoro, tuttavia ha bisogno di lui perché ha presentato un suo progetto di ristrutturazione di un grande palazzo di appartamenti comunali a un importante studio diretto da un arcistar che ricorda il famoso Massimiliano Fuksas (1944). Lo ha fatto rovesciando nome e cognome in modo da fingersi maschio e qualificandosi come segretaria del proponente. Inizia a questo punto una commedia degli equivoci di stampo abbastanza classico sino ad approdare a un finale semplicistico e falsamente liberatorio, lei induce gli altri membri dello studio a ribellarsi al capo – tiranno, ma non prima di aver tratteggiato gli omosessuali e il loro mondo con immagini quasi razziste. Come dire un film pieno di buone intenzioni, con un piacevole inizio e una finale prevedibile e molto discutibile.