La visione di questo film è giustificata dalla presenza come protagonista di Emir Kusturica, una bestia credibile che, col volto sommerso dalla barba e l’onnipresente cappuccio del giaccone calato sulla testa, diviene il centro di un mistero su cui dovrebbe ruotare tutta la storia. Immobile ma espressivo, il sessantenne regista serbo ha perfetto physique du rôle per rendere interessante il suo personaggio.
Tuttavia La foresta di ghiaccio! a parte la sua presenza, è quanto di meno coinvolgente e, a tratti, è la cosa più insopportabile che si possa immaginare. Vorrebbe essere un thriller ma non ci riesce, presenta vari personaggi ma non li giustifica degnamente all’interno dell’intreccio, basa la sua vis drammatica sui gelidi sfondi di un Trentino soffocato nella morsa del ghiaccio, ma ne soccombe, cerca in tutte le maniere di non sembrare prodotto italiano e diventa un film privo di identità nonché di interesse. Poco si capisce, troppe scene sono buie, troppi dialoghi non si concludono in qualcosa di comprensibile, gli attori sembrano più provati dal freddo che non dalla tensione interpretativa. Claudio Noce, regista e co - sceneggiatore assieme ad altri tre autori di questo film pretenzioso, cita classici che forse non ha ben assimilato, distrugge il ricordo di opere che hanno saputo donare fortissime emozioni utilizzando neve e thriller. A cinque anni dalla sua opera prima, Good Morning Aman, il regista non trova una linea narrativa e spreca anche quel poco che poteva interessare. Abbandona la metropoli e porta il suo nuovo film nella centrale di Cimego, ai piedi delle cime del Gruppo dell'Adamello, per costruire un thriller glaciale come il titolo. Un paesino subisce un blackout per un guasto nella centrale elettrica in quota. Un bravo operaio al primo incarico viene spedito a risolvere il problema, ma in quella terribile terra ghiacciata inizia un viaggio dentro un mistero dove ognuno ogni personaggio nasconde un segreto. Si parla del conflitto nei Balcani, con fiigure legate allaa morte sospetta di una clandestina, ma tutto è solo abbozzato costringendo lo spettatore a sforzi inauditi per collegare i vari elementi.