John le Carré, pseudonimo di David John Moore Cornwell (1931), è uno fra i maggiori scrittori britannici. I suoi romanzi spionistici, lui stesso è stato un agente del Secret Intelligence Service britannico, hanno avuto un grande successo e dato origine a vari film e telefilm. Non molti fra questi sono riusciti a ricreare il clima malinconico e antieroico che costituisce il dato più interessante della produzione di questo scrittore.
Possiamo anzi dire che solo uno dei primi, La spia che venne dal freddo (The spy who came in from the cold, 1965) di Martin Ritt con Richard Burton, ha ricostruito con sufficiente precisione quel clima, merito anche dell’interprete che vi profuse il meglio della sua arte. La stessa cosa accade ore con Philip Seymour Hoffman che, all’ultima prestazione prima della morte prematura e tragica, riesce a dare a Günther Bachmann, un agente segreto anti-terrorismo con base ad Amburgo, lo spessore, la malinconia e la disperazione che trapelano dalla pagine di Yssa il buono (A most wanted man) da cui è tratto La spia - A Most Wanted Man dell’olandese Anton Corbijn. Questo regista ha un passato di fotografo, soprattutto di personaggi della musica rock, che riversa in una struttura narrativa linere, cadenzata su immagini perfette, anche se è nella bravura degli interpreti: accanto al protagonista non sono da meno Rachel McAdams, Robin Wright e Willem Dafoe. La storia è quella di un povero giovane ceceno si religione mussulmana che arriva ad Amburgo dopo essere strato torturato da russi e turchi. E’ figlio di un alto ufficiale dell’Armata Rossa capace di coniugare crimini orrende (il giovane stesso è il frutto di uno stupro del militare ai danni di una quindicenne), ma anche di arricchirsi con traffici illeciti. Grazie a queste attività ha accumulato, in una compiacente banca tedesca, una patrimonio considerevole che ora il figlio vuole recuperare. L’occasione è ghiotta per il Servizi germanici che attraverso quei soldi sperano d’incastrare un falso filantropo, in realtà finanziatore di gruppi terroristici. L’agente che ordisce il piano ottiene dai superiori la garanzia che non sarà torto un capello al ceceno, anzi che gli sarà concesso asilo politico. Le cose vanno in maniera ben diversa e lo spione è gabbato dai suoi e il giovane avviato verso un avvenire oscuro. Il gioco delle spie che imbrogliano i propri colleghi non è nuovo, ma gli attori – soprattutto il protagonista – riescono, in questo caso a dargli un tono di dolorosa verità davvero encomiabile.