Difficile trovare un film che punti tutto o quasi sul romanticismo ma che lo utilizzi per raccontare una vicenda diversa senza mai cadere nel facile gioco del sentimentale. John Carney, regista irlandese ed ex batterista dei The Frames (band indie di buon successo) che aveva dimostrato con Once, e lo ribadisce ancora con questa sua opera seconda con cui ha conquistato l’America, di conoscere bene linguaggio e magia della musica.
Il canovaccio del film è davvero esile e risaputo, ma a cambiarla di segno è la musica che rende irrinunciabile ogni passaggio della vita. E’ questo che, in Tutto può cambiare, definisce l'armonia della tessitura e la solleva da un esito altrimenti convenzionale. Si racconta di due artisti inglesi giovani e innamorati, lei cantautrice romantica e lui emergente pop star, che arrivano a New York per fare fortuna. Il ragazzo ci riesce, ma scarica la fidanzata di sempre che incontra un musicista di strada che la fa esibire, senza successo, nel locale in lui suona. Tuttavia tra gli spettatori c’è un discografico appena licenziato da una grande azienda che è anche un talent scout e decide di aiutare la ragazza ad emergere. Non ha più credibilità, non ha soldi, è divorziato, ha una figlia adolescente che con la paghetta compra i preservativi, nonostante tutto questo vuole aiutare questa ragazza e raccattando musicisti validi ma non noti, registrando per le vie della Grande Mela, creando dal nulla un coro di voce bianche, registra quello che diverrà un successo. L’ex dell’artista vorrebbe riavvicinarsi a lei, il discografico è attratto dalla ragazza, ma lei decide di avere una vita da protagonista senza nessuno al fianco. Mark Ruffalo come sempre riesce a fornire credibilità e spessore al personaggio, faccia da liceale troppo cresciuto, ha l’ingenuità del bimbo e la determinazione dell’alcolizzato, senza lavoro e famiglia che lo porta a pensare al suicidio o a una grande rivalsa. Meno convincente, quantomeno da un punto di vista canoro, la ventottenne inglese Keira Knightley dotata di una voce monocorde e poco interessante. Il fidanzato è Adam Levine, dotatissima voce solista dei Maroon 5, gruppo pop rock statunitense tra i più noti. Il suo personaggio ha poche battute ma, per fortuna, un paio di brani di sicuro impatto. Un film dove la musica è il collante, ed è raccontata attraverso persone che questa forma di espressione la conoscono, l’amano e riescono a renderla protagonista senza mai utilizzarla unicamente per le belle sonorità. Ci si incontra, ci si innamora, ci si lascia a causa della musica.