Se non si vogliono trovare messaggi interrazziali o tematiche sociologiche non presenti e non volute, il film del bravo regista svedese Lasse Hallström appare piacevole e compiuto. Amore, cucina e curry racconta di un cuoco indiano che, dopo la tragica morte della moglie, si trasferisce assieme alla famiglia nel caratteristico villaggio di Saint Antonin Noble Val, nel sud della Francia. Suo figlio ha tutte le caratteristiche per divenire un grande chef e sembra perfetto per aprire Maison Mumbai, un ristorante indiano a conduzione familiare.
Le cose si complicano nel momento in cui la titolare e cuoca del ristorante francese Saule Pleureur, in aria di stelle Michelin, non si intromette protestando contro il ristorante indiano che dista trenta metri dal suo. Lotta senza quartiere tra i due locali ma l’amore del giovane indiano per l'alta cucina francese e per la bella aiuto cuoca del locale concorrente riuscirà ad amalgamare le due culture con la chef francese che riconoscerà il valore del rivale che diviene suo pupillo. Lasse Hallström se la cava benissimo sia ai fornelli che dietro la macchina da presa. Il film è confezionato meglio di Chocolat (2000) e scivola via con lievità grazie anche all’ottima prova di Helen Mirren, dal grande Om Puri e da un cast particolarmente ben amalgamato. Tratto dal bestseller di Richard C. Morais, Madame Mallory e il piccolo chef indiano, è una commedia tanto deliziosa quanto delicata, che racconta con bravura l'ascesa di un giovane master chef di Bombay in un piccolo paesino ai piedi dei Pirenei. Il marchio del regista svedese si imprime su tutto il film e il suo perfino eccessivo buonismo non irrita accompagnandosi alla ben scritta sceneggiatura di Steven Knight, a cui si deve tra l’altro Locke (2013). Supervisione di Steven Spielberg in fase produttiva.