L’ americano David Gordon Green firma Joe, un film in cui circolano molti miti e personaggi del vecchio cinema western. Il cineasta aveva dato in passato bue prove di regia, tanto che il suo George Washington (2000) ha ottenuto ben due premi, fra cui il massimo riconoscimento della rassegna, riconosciemnto al Festival di Torino.
Questa nuova opera è tratta dal romanzo omonimo di Larry Brown, e racconta di un ex detenuto che si è rifatto una vita come imprenditore forestale. Lui vorrebbe stare alla larga dai guai, ma l’incontro con un ragazzino, figlio di un alcolizzato violento, lo costringe, verrebbe da dire, a disseppellire la pistola. Abbiamo citato, più sopra, il cinema western nel senso che il genere è pieno di personaggi che hanno scelto una vita pacifica, dopo anni di esistenza violenta e turbolenta e che circostanze improvvise costringono a ritornare ai vecchi comportamenti. E’ un discorso dal sottofondo decisamente reazionario, nel senso che affonda le radici nell’dea che, in fondo, farsi giustizia da soli non è poi una grave colpa, anzi ha qualche merito. Nel caso specifico il discorso s’innesca in un testo privo di vera originalità, con personaggi già sfruttati in abbondanza. A questo si aggiunga la recitazione decisamente sopra le righe di Nicolas Cage e si avrà il quadro di un’opera di cui nessuno avrebbe sentito la mancanza.