La colonna sonora di questa commedia con linguaggio da musical è ispirata ai maggiori successi degli anni'80 ma è ambientata ai giorni nostri in una località costiera italiana che fa da sfondo alla storia d'amore tra Maddie e l'italiano Raf, con il profumo di matrimonio che accompagna da subito lo sviluppo della storia.
Walking on sunshine di Max Giwa e Dania Pasquini racconta di una ragazza, uscita da una brutta delusione d’amore, che decide di sposarsi dopo un fidanzamento lampo, invita sua sorella al matrimonio in Puglia ma non sa che lei conosce molto bene il futuro sposo. Attori poco noti e poco dotati, una regia di servizio, sceneggiatura zoppicante, colonna sonora alla fine strabordante per una commedia in cui tutto, ma proprio tutto, è prevedibile. Come se non bastassero i tanti film italiani che ultimamente sono riusciti a farsi in parte finanziare dalla Apulia Film Commission, ora anche gli inglesi hanno capito il giochetto e hanno ambientato questa commedia sulle rive dell’Adriatico. Non sappiamo quale possa essere la diffusione internazionale di quest’opera, che peraltro ci risulta essere distribuita in paesi quali la Macedonia, la Slovenia, la Turchia, la Lituania. Di sicuro è meglio che lo vedano in pochi perché l’immagine che scaturisce dell’Italia è come al solito legata a stereotipi a dir poco offensivi. I due registi sono stati gli autori di StreetDance 3D (2010) e StreetDance 2 (2012), presentati anche in Italia senza farsi troppo notare. Sono buoni mestieranti, ma non riescono a costruire una vicenda che interessi veramente. Giulio Berruti, il latin lover che fa innamorare la ragazza inglese, è raccontato nelle note di produzione, che accompagnano il film, come uomo affascinante, brillante ed elegante, un nome nuovo del cinema italiano che, dopo diverse produzioni italiane e internazionali, trova qui la sua consacrazione come attore e sex symbol. Pur ritenendolo simpatico, non crediamo che le sue interpretazione all’interno di miniserie televisive lo abbiano forgiato come attore di livello. Sul simbolo sessuale, invece, è meglio non esprimere giudizi: sicuramente il pubblico femminile presente in sala non sembrava particolarmente impressionato dalla sua prestanza fisica.
