I nostri ragazzi dell’attore, regista e documentarista Ivano De Matteo (1966) ha alle spalle il racconto La cena (Het Diner, 2009) di un altro attore e scrittore, l’olandese Herman Koch. Da questo stesso testo è stato tratto un film (Het Diner, 2013) diretto da Menno Meyjes (1954). Una serie di precedenti che dovrebbero inficiare il valore di questa sorta di rifacimento, ma che non diminuiscono il valore del film grazie a due fattori.
Il primo è riconducibile a un cast artisticamente stellare (Alessandro Gassman, Giovanna Mezzogiorno, Luigi Lo Cascio, Barbora Bobulova) che la regia controlla e indirizza in maniera magistrale. Sono davvero pochi, da questo punto di vista, i film italiani che possono vantare un tale elemento di pregio. Il secondo fattore positivo nasce da una sceneggiatura che sa cogliere l’essenza del racconto d’origine - il complesso rapporto fra morale e affetto - inserendolo con precisione nella società alto-medioborghese dei nostri giorni. La storia racconta di quattro genitori di figli adolescenti che si trovano improvvisamente a dover fare i conti con il cinismo e la sostanziale immoralità dei loro ragazzi. Due fratelli sono riusciti ad arrivare ad una vita abbastanza agiata attraverso percorsi professionali opposti, così come diversi sono i loro caratteri, Uno è diventato un avvocato di grido e l'altro chirurgo pediatra in un ospedale. Anche le loro mogli hanno personalità differenti e, sotto sotto, ostili. Ogni mese s’incontrano nello stesso lussuoso ristorante su invito del legale. La loro routine sarà messa in crisi da un video, trasmesso dalla trasmissione Chi l’ha visto? in cui riconoscono figli che picchiano una mendicante sino a ridurla in coma e, poi, a morire. I due fratelli e le rispettive consorti daranno valutazioni opposte deul delitto e sarà quello all’apparenza più cinico a fare la scelta giusta e a pagarne il prezzo. Il quesito che il film pone è di grande attualità e il suo sviluppo giustifica un alto apprezzamento critico.