Le storie in cui uno o entrambi i protagonisti sono gravemente ammalati e, alla fine, uno dei due muore costituiscono una sorte di sottogenere del filone romantico. Non fa eccezione Colpa delle stelle che Josh Boone ha tratto dal romanzo di successo di John Michael Green (1977), pubblicato nel 2012 e subito assunto alle vette dalla classifica mondiale dei best seller.
La vicenda che racconta, stiracchiata oltre il lecito, è quella di una copia di giovani colpiti da particolari forme tumorali - lei ai polmoni, lui alle ossa – che li porteranno alla tomba nel giro di pochi anni. I due s’incontrano, sia amano e fanno un ultimo viaggio ad Amsterdam per parlare con l’autore di un romanzo che lei venera. Lo scrittore, che ha perso un figlio adolescente causa una malattia incurabile, si rivela un ubriacone cinico, ma questo non intaccala la forza vitale dei due che fanno l’amore per la prima volta in un lussuoso hotel della città olandese. Al ritorno le condizioni del ragazzo peggiorano rapidamente e lui muore. Lei, rimasta sola, riceve la visita dello scrittore con il debole per l’alcol che le porta un’ultima missiva del compagno in cui l’amante ha scritto l’elogio funebre che avrebbe pronunciato al funerale della compagna ove lei fosse morta prima di lui. E’ un film strappalacrime che più non si può e cerca di colpirci allo stomaco per due ore e passa. Un clima di ruffianeria violenta che fa dimenticare le non poche incongruenze narrative, la maggiore delle quali è nel mantenimento di un aspetto dei due giovane, bello e truccatissimo anche pochi giorni prima della tragedia finale. Convenzione hollywoodiana che vuole la morte trasformata in ingrediente commerciale buono per vendere un bel po’ di biglietti. Stando ai primi dati l’operazione sembra riuscita anche da noi per cui non resta che ripiegare sul classico: chi si accontenta gode.