L'attore e regista Jon Favreau, autore dei primi due Iron Man e caratterista di qualità in varie produzioni hollywoodiane, si concede un film molto personale da lui scritto, diretto, prodotto e interpretato nel ruolo del protagonista. Chef - La ricetta perfetta vuole essere una metafora dell'arte culinaria (che tanto va di moda grazie a programmi televisivi come Master Chef, La prova del cuoco o Cuochi e fiamme) e della castrazione della creatività in generale, considerata spesso pericolosa per le esigenze di lavori più ripetitivi di quel che ci si possa aspettare.
Non è un'idea originale, ma il cineasta ha l’idea vincente di non rendere Carl un martire, poiché il suo sfogo con il critico non lo aiuta a definire la propria identità né ad avere un rapporto sereno col giudizio altrui che dovrebbe essere accettato perché insito nel rapporto tra arte e fruitore. C’è molto della storia personale di Favreau che all’interno della fabbrica hollywoodiana è stato utilizzato più come ottimo artigiano che non quale autore che sui sente di essere e, forse, è. Questa sensazione la si ha nella frenetica prima parte in cui il cuoco lavora per il ristorante di Dustin Hoffman in cui ha apparentemente la massima libertà ma in cui è costretto a rinunciare di fronte alle esigenze commerciali del retrivo proprietario. Quando giunge il noto critico culinario Oliver Platt, ora anche blogger di successo che dieci anni prima aveva scritto un gran bene di lui, desidererebbe presentare tutti piatti nuovi ma il suo capo non glie lo permette. Giudizio feroce, lui che, per errore, fa partire una risposta a dir poco offensiva e violenta su Twitter, una guerra sulla Rete che raggiunge livelli incredibili con lo chef che perde il posto e possibilità di lavorare. Tre quarti d’ora scoppiettanti a cui fa seguito un’ora on the road in cui è privilegiato il rapporto tra padre divorziato e il figlio di dieci anni che lo aiuta nel furgone che lui ottiene per tentare di trovare sia una fonte di guadagno che il desiderio di creare. Sono due film, uno molto piacevole e l’altro stucchevolmente moralistico, che convivono benino ma che, forse per i timori di un flop ai botteghini, ha penalizzato la prova autoriale di Jon Favreau. Scarlett Johansson è la sommelier di cui il protagonista è (forse) innamorato, Sofia Vergara è la ex moglie latino americana, Robert Downey jr è lo sclerato Marvin, John Leguizamo il fedele aiuto di cucina che lo accompagna nella sua avventura sulla road kitchen.