Dopo L'appartamento spagnolo (L'auberge espagnole, 2002) e Bambole Russe (Les poupées russes, 2005), il francese Xavier Rousseau si trasferisce a New York per potere stare vicino ai figli che la sua compagna americana ha portato lì. Il personaggio è interpretato, come sempre, da Romain Duris, ex studente fuori corso ora adulto poco responsabile, con il volto giusto per dare credibilità al personaggio creato pensando a lui dallo sceneggiatore e regista Cédric Klapisch quasi come François Truffaut per Jean-Pierre Léaud.
Tra dialoghi a tratti un po’ troppo invadenti e schegge di follia che caratterizzano da sempre il personaggio, il film si fa apprezzare per la capacità di raccontare storie complesse come se fossero di ordinaria amministrazione. Nel primo titolo Cédric Klapisch aveva seguito l’esperienza Erasmus dello studente che aveva trascorso freneticamente un anno a Barcellona, tre anni dopo era tornato nelle vesti di scrittore poco affermato e tormentato dall’amore che cercava senza fortuna tra Londra e San Pietroburgo. In Rompicapo a New York è alla soglia dei quarant’anni, ha una vita oltremodo complicata, una situazione sentimentale instabile e un futuro professionale incerto. Sua moglie lo ha lasciato per un americano e si è trasferita a New York insieme ai figli, decide di andare anche lui oltreoceano dove incontra la sua vecchia amica Isabelle, si sposa con una sconosciuta per ottenere la cittadinanza, lavora in nero come fattorino, si imbatte nella sua prima fidanzata Martine, trovando (forse) un lieto fine per sé e il suo romanzo. Il regista qui complica ancora più le cose con l’amica lesbica a cui Xavier dona il suo sperma perché diventi madre, la sua vita nella caotica Chinatown, i suoi figli che sono un po’ perplessi e non lo capiscono, mille piccole disavventure che, forse, finalmente lo matureranno. Bello anche se non eccezionale, merita di essere visto.