Ambientato a Parigi ma girato quasi completamente a Belgrado, l’ennesimo film su agenti segreti che vogliono lasciare il lavoro per avere una vita normale, vede Kevin Costner gravemente malato che tenta di riallacciare i rapporti con la moglie e la figlia adolescente, lasciati fuori dalla sua vita per evitare loro pericoli.
E qui c’è il primo dei punti poco convincenti del film. L’uomo è alla caccia del più pericoloso terrorista del mondo, non nasconde la sua vita privata e nessuno tenta di approfittarne per poterlo tenere in pugno. 3 Days to Kill ha due padri che si suddividono le scelte stilistiche, Luc Besson ed il regista McG. Dal francese è lecito attendersi scene con l’uso di decine di stuntman soprattutto quelli automobilistici coordinati con Michel figlio del mitico Remy Juliene. Non delude le aspettative, anche se in questo caso la componente da commedia limita il numero di azioni distruggi auto. E’ co - sceneggiatore, produttore e con un Kevin Costner a corto di buoni ruoli, non ha difficoltà a creare il film che vuole. A dirigerlo ha chiamato l’americano McG (Joseph McGinty Mitchell), che ha esperienza nel genere action comedy avendo firmato, tra gli altri, Charlie’s angels (Charlie’s angels, 2000), Charlie’s angels più che mai (Charlie’s angels Charlie's Angels: Full Throttle, 2003), e Una spia non basta (This Means War, 2012). Sembra di assistere a due film che difficilmente dialogano tra di loro e che non hanno certo la possibilità di trovare in quest’attore un interprete convincente e capace di sdoppiarsi nel ruolo di padre affettuoso e in spietato killer agli ordini della giustizia. E’ più credibile, grazie alla bravura degli stunt man dell’Est e del suo doppio, nelle scene con grande movimento ma non necessariamente con ritmo. La parte legata alla figlia è a dir poco scontata, poco credibile e decisamente mal scritta. L’adolescente lo odia per non essere mai stato presente ma dopo poche ore lo adora, è una ragazzina sprovveduta che si sente adulta ed il padre l’aiuta perfino nel rapporto sentimentale col suo boy friend: col suo arrivo la madre, che sembrava essere il cardine della famiglia, viene relegata a qualche bacetto, tanto per fare capire che la coppia rinasce. La scelta di esasperanti flash back in cui si vede la figlia bimba di pochi anni felice al Luna Park col padre, ripetuti fino alla nausea nei momenti di crisi dell’uomo, conferendo un ulteriore tocco di facile qualunquismo a tutto il film che dura oltre due ore.