Il quarantanovenne statunitense Richard Shepard scrive e dirige Dom Hemingway,una gangster comedy, sesto film per il grande schermo da lui realizzato. Oltre a questo suo lavoro, ha scritto numerose sceneggiature per gli studios e ha una notevole attività televisiva. Tra i suoi film che hanno raggiunto il grande pubblico, The Matador (2005) un thriller in chiave ironica da lui scritto e diretto interpretato da Pierce Brosnan, Greg Kinnear e Hope Davis e nel 2007 il suo film più importante, The Hunting Party – I Cacciatori (The Hunting Party) con Richard Gere nei panni di un giornalista a caccia di scoop nella Bosnia del dopoguerra.
Dopo sei anni, torna al cinema con Dom Hemingway confermando tutti i pregi ed i difetti evidenziati nelle sue opera precedenti. All’interno della sceneggiatura non riesce a dare i giusti spazi alle varie parti della storia rendendo troppo lunghe certi capitoli e non giustificando sufficientemente altri. Il film è suddiviso in quattro parti il film e dimostra una certa difficoltà nel riportare lo script all’interno di una narrazione funzionale. Le scritte Incontro di Ladri, Padre dell’anno, E così, bussa il destino, Un uomo senza speranza ottiene tutto quello che desidera dal mondo appaiono sullo schermo per meglio esemplificare quanto accadrà ma, a parte il primo, poco hanno a che fare con quanto succede sullo schermo. Judd Law è bravo come sempre e bene coadiuvato dai funzionali Richard E. Grant, Demiàn Bichir, Kerry Condon e Jumayn Hunter. Il suo è un personaggio sempre in scena ma alle volte Richard Shepard gli affida battute e situazioni non molto funzionali. Lui è uno scassinatore che è stato dodici anni in carcere per non avere tradito i complici. Uscito, dapprima massacra di botte l’uomo che aveva sposato la moglie poi morta per il cancro, quindi incontra l’amico e complice di sempre e con lui vanno vicino a Saint Tropez per ricevere dal capo, un russo che ama la bella vita, quanto gli spetta del bottino. Drogato, ubriaco, esagitato rischia di rovinare tutto insultando il boss, ma viene perdonato e ottiene oltre mezzo milione di sterline. Felici, su di giri, con alcune ragazze a pagamento che li tengono allegri, corrono su strade di collina fino a quando non si schiantano procurando la morte del russo. L’amante del uomo sparisce coi soldi, lui si ritrova senza denaro, cerca di farsi accettare dalla figlia che praticamente non conosce ma senza successo. Questa è solo una parte della storia che, in novanta minuti, il regista tenta di raccontare, ma l’abbondanza di situazioni e personaggi, alla fine rende tutto indigesto. Belle immagini, buona interpretazione, discreta colonna sonora, regia e sceneggiatura a singhiozzo.