Ottimo film d’azione realizzato da Bran Singer in cui la costruzione della struttura narrativa ha enorme importanza disegnando con bravura caratteri e situazioni, dimostrando come ci si possa aspettare ancora tanto dal rapporto tra comics e cinema. È il settimo capitolo sugli X-Men e serve da sequel sia per X-Men: Conflitto finale (X-Men: The Last Stand, 2006), che per X-Men: L'inizio (X-Men: First Class, 2011): la pellicola segue due linee temporali successive ad entrambi, mostrando da una parte un futuro post-apocalittico, risultato degli eventi raccontati nel primo, dall'altra un passato ambientato negli anni settanta, successivo a X-Men: L'inizio.
Ben scelto il cast, con presenti nomi d’eccellenza quale Michael Fassbender, che si impegna in maniera assoluta e riesce a dare credibilità all’incredibile, in un gioco che dura oltre due ore e che termina con una scena, dopo i titoli di coda, preannunciante un sequel ambientato probabilmente nel antico Egitto, X-Men: Apocalypse, che sarà sempre diretto da Singer e che è previsto in uscita nel 2016. La miniserie scritta da Chris Claremont e disegnata da John Byrne nel 1981 è adatta al cinema di Bryan Singer in cui vi sono spesso complesse costruzioni temporali: un esempio per tutti Il cacciatore di giganti (Jack the Giant Slaye, 2013). Gli X-Men tentano di modificare il corso degli eventi all'ultimo secondo e di scongiurare la guerra apocalittica tra l’uomo ed il megalomane del caso che si sente ad essi superiore. Per il regista newyorkese è una prova di eccellenza, giocata con estrema attenzione per evitare situazioni poco credibili e non coinvolgenti. Si tratta di padroneggiare un continuum sempre più complesso e di unire i destini degli X-Men del presente e delle loro controparti più giovani per ripartire con un nuovo equilibrio in cui cambiano situazioni considerate acquisite ne X-Men - Conflitto finale: ad esempio il Professor Xavier è vivo, Magneto ha nuovamente acquisito i propri poteri e i due hanno seppellito l'ascia di guerra, ritrovando l'antica amicizia. La minaccia fatale delle Sentinelle create da uno scienziato assetato di potere e denaro, molto simili alle creature implacabili di Matrix (The Matrix, 1999), induce i mutanti a uno stratagemma estremo, che permette al regista di sciogliere i nodi di una trama cervellotica giocando su diversi piani temporali. Gli X-Men vengono chiamati a combattere una guerra per la sopravvivenza della loro specie nel corso di due epoche: gli eroi mutanti, infatti, uniranno le forze con loro stessi quando erano giovani in una battaglia epica che deve modificare il passato per salvare il futuro. Negli anni ‘70 viene inviato Wolverine, il sempre ottimo Hugh Jackman, che deve convincere i suoi amici di ora a cambiare comportamento e, quindi, a mutare la storia. Stan Lee, il novantaduenne creatore insieme a Jack Kirby dei personaggi originali e qui come sempre anche produttore esecutivo, questa volta non appare in un cammeo: i bene informati dicono che era troppo impegnato a seguire altri sette progetti della Marvel Comics.
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