Le meraviglie ha vinto il Premio Speciale della Giuria dell’ultimo Festival di Cannes, il film è diretto da Alice Rohrwacher e interpretato, fra gli altri, da sua sorella Alba. In una campagna divisa fra Umbria, Toscana e Lazio vive una famiglia composta da un padre di originario dell’Europa settentrionale, sposato con un’italiana da cui ha avuto quattro figlie.
Alla piccola comunità partecipa anche un’amica della stessa origine del padre e, da un certo momento in poi, anche un giovane tedesco affidato al gruppo per essere rieducato dopo che era avviato sulla strada della delinquenza. Il padre ha vaghi precedenti contestativi – vita in una comune? partecipazione a qualche frangia rivoluzionaria? – ed ora, sicuro della prossima fine del mondo, alleva moglie, amica e figlie nel culto della vita semplice. Produce miele, vive in una casa diruta limitando al minimo i contatti con il mondo esterno. In questo mondo re-rurale s’inserisce una troupe televisiva che sta filmando un concorso fra aziende al fine di far conoscere, sponsor la Regione, le migliori prodotti agricoli della zona. E’ un conflitto fra falsa modernità e vita agreste che trova un punto di frattura nel ragazzino affidato alla famiglia agricola per la rieducazione. Un quasi dramma che mette in luce la fragilità dei sogni di evasione dal mondo e l’impossibilità di vivere fuori del proprio tempo e della contraddizioni che comporta. Non a cado le ultime immagini partono dal quadro falsamente idilliaco della famigliola, riunita all’aperto su un grande letto, per spostarsi sulla fattoria ormai in rovina: Come dire, la fuga dalla realtà produce solo rovine. Il film è girato in modo grezzo, con parti che sembrano amatoriali e affronta temi, troppi, che coinvolgono importanti questioni sia etiche che sociali, tuttavia questa complessa materia appare più accatastata che filtrata con un vaglio ben preciso, per cui ne nasce un senso di caos, più che di presa di posizione organicamente motivata.