Più buio di mezzanotte è la splendida opera prima di Sebastiano Riso ambientata a Catania dove, ai margini della società per bene, vive il mondo dei transessuali, dei gay che battono nelle strade più buie senza nessuna difesa contro i male intenzionati. Un ragazzino quattordicenne si rende conto di appartenere a questo microcosmo, lo tiene nascosto ai genitori borghesi ma, alla fine, prende coraggio e fugge.
Trova un ambiente quasi sereno dove si accetta come imprescindibile anche la morte di uno di loro, i pestaggi subiti, le umiliazioni che devono sopportare. C’è anche un protettore che li instrada verso carriere differenti, a seconda delle loro caratteristiche e, nonostante l’amoralità, non è un cattivo. Il dramma è sempre nell’aria, ma non in maniera claustrofobica. L’autore dimostra di avere grande maturità narrativa raccontando senza pietismo, o utilizzando facili stereotipi, la vita di persone che sanno cosa è l’amicizia ma che vengono rifiutati perché diversi. Non un melodramma, ma quasi un docu - film su di una realtà spesso sconosciuta o negata. E’ un storia di formazione che racconta la fragilità del suo protagonista senza mai giudicare anche se i vari elementi che lo compongono portano a parteggiare per i più deboli. Un giovanissimo che vorrebbe cantare e gli è negato, che porta con orgoglio i suoi fluenti capelli rossi ed è contestato dal padre che sa solo imporre il suo modo di pensare retrivo e convenzionale in cui manca la pietas o il dubbio di potere sbagliare. La madre, gradevolmente interpretata da Micaela Ramazzotti, ama questo figlio difficile ma non sa difenderlo dal padre, dalla società, da se stesso. Il branco, i ragazzi che hanno eletto il parco di Villa Bellini come luogo sicuro in cui cercare disperatamente il loro posto nel mondo, non gli fanno domande, lo accettano e basta. Il film si basa più sui fatti vissuti dal ragazzo e sui personaggi da lui incontrati che non su di una storia, scelta vincente che coinvolge in maniera completa lo spettatore. Davide Capone interpreta con assoluta immedesimazione il protagonista che affronta la vita senza avere l’esperienza di un adulto ma con la forza della disperazione di un quattordicenne che vuole essere protagonista della sua esistenza. Il protettore ha il volto di Pippo Delbono, attore nato a Varazze molto attivo anche in Francia, che vede nel ragazzo non solo una buona occasione di guadagno.
