Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve è il titolo del libro d’esordio del giornalista e scrittore svedese Jonasson Jonas (all’anagrafe Pär-Ola Jonasson, nato nel 1961) pubblicato nel 2009 e che, dopo una partenza abbastanza lenta, è diventato un vero best seller tradotto in oltre trenta lingue. L’attore e regista Felix Herngren (1967), specializzato in regie e interpretazioni televisive, ha scelto questo volume per il suo lungometraggio più impegnativo.
L’opera segue l’andamento rapsodico del testo che, sul flebile pretesto di un centenario in fuga dall’ospizio con una valigia colma del denaro di un mafioso, ripercorre la vita di questo singolare personaggio, vero fanatico delle esplosioni, che ha attraversato la storia europea e incontrato dittatori sanguinari come Francisco Franco (1892 – 1975) e Iosif Stalin (1878 - 1953). Il film denuncia in tutta evidenza la sua natura di trasposizione piatta e iper fedele al testo, anche a scapito di una necessaria, maggiore invenzione iconica. E’ del tutto evidente che i due media hanno regole espressive del tutto diverse, per cui il modo migliore per rispettare e riprodurre l’essenza di un testo letterario, nel traferirlo sul grande schermo, è quello di reinventarlo totalmente riproducendo, con le regole del cinema, l’essenza profonda della pagina scritta. La semplice riproduzione dei fatti raccontati, fotografati anziché descritti, non rispetta affatto gli elementi importanti del racconto, anzi li indebolisce e, spesso, svilisce. E’ quanto capita in questo caso e il risultato è un film di corretta confezione professionale (verrebbe da dire di buona fattura televisiva) ma di modesta forza cinematografica. Come dire un’opera piatta e noiosa.