L’amore tra gli scienziati e coniugi Caster, interpretati da Johnny Depp e Rebecca Hall, è il vero filo conduttore di un thriller che parla di innovative tecniche scientifiche con un datato stile anni ’80 appesantito ulteriormente da una spiegazione didattica del mondo in cui si muoverà la vicenda che dura una quarantina di minuti. Wally Pfister per il suo debutto quale regista punta forse troppo in alto e non riesce mai a realizzare qualcosa di realmente interessante.
Premio Oscar per le immagini di Inception (2010) di Christopher Nolan suo mentore che qui è anche produttore esecutivo, il regista sembra incapace di allontanarsi dal mondo che più conosce e realizza un film alla maniera di, quasi come temesse il suo giudizio. Di quel cineasta c’è moltissimo, troppo, ma senza la sua indubbia capacità nel raccontare le tenebre del cerebro. Transcendence vorrebbe essere molto curato nella resa di particolari scientificamente attendibili, e forse lo è, ma non riesce mai a donare le emozioni indispensabili per considerarlo un’opera ben riuscita. Uno dei più brillanti studiosi nel campo dell'intelligenza artificiale sta lavorando su di un sistema altamente avanzato di computer con autocoscienza, basato sul cervello di scimmie usate come cavie. Quando un attentato di terroristi, che mira a bloccare lo sviluppo di simili tecnologie, lo condanna a morte, la moglie ricercatrice lei stessa, accetta di sottoporre la mente del marito al medesimo procedimento operato sul cervello della scimmia e caricarla dentro il sistema di intelligenza creato da lui per vedere se la sua intelligenza possa continuare a vivere usando i computer al posto della materia grigia. L'esperimento ha successo al di là di ogni aspettativa e la mente di Will Caster non solo vive ma acquista rapidità e potenza di calcolo contaminandosi con i computer e avendo accesso ad Internet arriva ovunque cominciando a pianificare la propria sopravvivenza e il proprio potenziamento. In pratica, siamo di fronte al solito scienziato pazzo che vuole dominare il mondo e che, attraverso le nuove tecnologie, infetta il circuito della comunicazione online per dominare ogni cosa. L’idea poteva essere buona ma la sceneggiatura di Jack Paglen, contaminata dai dotti consigli di luminari del settori, non riesce mai ad andare oltre una noiosa lezione di scienze.
