Come sempre Peter Del Monte dirige molto bene e realizza prodotti formalmente belli. Il problema è la troppa attenzione per i particolari, una storia troppo scritta, dialoghi dal sapore letterario innaturali sia in bocca degli adulti che dei bambini, tutto questo fa dei sui film prodotti che vivono a se stante senza riuscire a coinvolgere chi li guarda. Silenzi che funzionano per dare il senso del disagio, introspezione di personaggi mai spiegati completamente. Il tema è quello della solitudine, scelta o subita.
Gli eroi di questo cineasta vivono questa realtà chi ribellandosi, chi beandosi di un’infelicità che diventa ragione di esistere. Nessuno mi pettina bene come il vento è poco logico nella credibilità della storia base, è girato a Santa Marinella dove il regista vive e racconta in maniera minimalista un inizio di primavera che assomiglia molto ad un mesto autunno, con inquadrature cupe come l’animo dei suoi soggetti. Una giornalista va ad intervistare una scrittrice che, dopo essersi separata dal marito intellettuale e politico francese, si è rifugiata nel litorale laziale. Con sé ha la figlia undicenne Gea che dovrebbe portare dalla nonna per le festività pasquali. La ragazzina si rifiuta di andare, il padre con la nuova compagna la può raccogliere il giorno dopo e la scrittrice ospita la ragazzina che ben presto trova affinità con un gruppetto di ragazzini un po’ sbandati in cui lei legge il senso della libertà. E’ attratta con una sedicenne dell’est, un piccolo spacciatore di droga la cui madre lavora in night e arrotonda facendo video porno. Dovrebbe stare una notte ma, per un insieme di situazioni, trascorre lì tutte le sue vacanze. Lei si sente sola ed abbandonata, la scrittrice sola e triste, il ragazzo solo e sbandato, la madre del giovane sola ma con la speranza di trovare l’uomo giusto, la madre della ragazzina sola e stressata dall’essere una madre poco presente. La tristezza delle spiagge flagellate da un mare sempre violento, i ragazzi che fanno surf senza convinzione, la piazzetta in cui si riuniscono per farsi una canna, giorni tutti uguali tra loro e privi di speranza. La tredicenne romena Andreea Denisa Savin è alla sua prima apparizione cinematografica e dimostra grande spontaneità, il diciassettenne toscano Jacopo Olmo Antinori ha grande esperienza teatrale e ha debuttato al cinema come protagonista maschile di Io e te (2011) per la regia di Bernardo Bertolucci, Luisa Morante è come sempre bravissima. Film da vedere perché è giusto ci sia spazio per un cinema autoriale, un film da discutere e criticare perché non sempre convincente.