Father and Son (Soshite Chichi Ni Naru, letteralmente Tale padre tale figlio) è l’ultima fatica del giapponese Kore-Eda Hirokazu. E’ un melodramma basato su uno scambio di bambini avvenuto in ospedale al momento della nascita. Si scoprirà che l’incidente non è dovuto a cattiva organizzazione o a errori umani, ma alla precisa volontà di un’infermiera che ha voluto compiere una sua personale vendetta per le condizioni difficili in cui si è venuta a trovare con il figlio del secondo marito.
Cinquei anni dopo le vittime dello scambio scoprono, da un esame del sangue scolastico, che i rispettivi rampolli non sono tali. L’agiato architetto, ossessionato dal successo professionale, ha allevato il figlio di un piccolo artigiano di materiale elettronico, titolare di una modesta bottega in una piccola città. La prima questione che si pongono i quattro genitori è se continuare come se nulla fosse successo, allevando consapevolmente ciascuna coppia il figlio dell’altra, oppure prendere di petto la situazione e scambiarsi i pargoli. Il professionista, che inizialmente aveva cercato di assumersi entrambi i bimbi incontrando la fiera reazione dei genitori più poveri, decide che rivuole il suo figlio naturale. Lo scambio getta in crisi entrambi i ragazzini che tentano in ogni modo di ritornare nei focolari in cui sono stati allevati. Finale all’insegna del buonismo con i quattro adulti che si riprendono i figli che hanno cresciuti credendoli loro, ma con il probabile affermarsi di un nuovo clima di comprensione e solidarietà fra le coppie. Una situazione rasserenata a cui hanno dato un contributo fondamentale le due madri. E’ una storia non priva di risvolti lacrimevoli, girata con grande professionalità in scenari da sogno (nei titoli di coda l’elenco degli sponsor delle location impegna varie righe), ma priva di una vera tensione drammatica. Come dire che siamo più vicini a un bel melodramma a uso televisivo che non ad un testo problematico. Un film professionalmente alto, ma assai poco originale.