Con Stan Lee custode del museo dove Capitan America ruba la sua vecchia divisa, il film dona il classico omaggio al grande vecchio che in Marvell ha inventato quasi tutti i personaggi ma non questo. Nell’edizione italiana, accortosi del furto, il novantaduenne dice: Oddio, questa volta mi licenziano. Ben diretto dai televisivi fratelli Russo, Captain America: The Winter Soldier racconta del super soldato rimasto ibernato e tornato a combattere cinquanta anni dopo con lo stesso amore per la Patria, anche se ora ha molti dubbi.
Predomina la serialità delle storie e un’impostazione che permette di pensare ad innumerevoli altre puntate: qui in risalto l'arrivo di nuovi comprimari (Falcon in primis) più che la storia in sé. Capitan America, il cui vero nome è Steven Rogers è stato creato da Joe Simon e Jack Kirby nel 1941, pubblicato dalla Timely Comics divenuta in seguito Marvel Comics. Il personaggio commissionato dalla propaganda governativa durante la seconda guerra mondiale aveva il compito di rappresentare un'America libera e democratica che si opponeva a un'Europa imperialista e bellicosa. Ottenne grande successo di pubblico ma con la fine del conflitto perse la sua popolarità, nonostante un folle tentativo di riciclarlo come cacciatore di comunisti durante i primi anni della guerra fredda. Quando nel 1964 Stan Lee decise di riproporlo fece un completo restyling, privandolo di quegli elementi nazionalistici che lo caratterizzavano e lo ripropose donandogli una sensibilità e un'umanità tutta nuova: spesso le sue storie venivano utilizzate per denunciare le differenze sociali e la corruzione presenti nella società americana, a rappresentare una sorta di coscienza reale dell'America. I fratelli Russo si mettono a disposizione di sceneggiatori e dei finanziatori realizzando un valido prodotto di intrattenimento in cui si respira atmosfera da fiaba ma, nello stesso tempo, in cui si propongono temi quali la corruzione, il tradimento, l’amore impossibile tra la ex fidanzata di Capitan America e lui rimasto più giovane di oltre cinquanta anni. Nel ruolo di un cattivo che si veste degli abiti del buono un valido Robert Redford. Gli altri sono perfetti per rendere le atmosfere e le emozioni dei loro personaggi. La storia, in cui si racconta delle trame della politica e del coraggio di una specie di resistenza, è funzionale per rendere plausibili le varie scene d’azione. Il risultato finale è un film di oltre due ore senza cedimenti di ritmo.