Tom Selznick è un giovane pianista che si è allontanato dal palcoscenico tre anni or sono dopo aver sbagliato un passaggio particolarmente difficile de La cinquette, una partitura scritta da un suo mentore deceduto anni prima. Il brano è considerato tanto difficile da eseguirsi, che molti la considerano impossibile.
Quando si siede al piano in un teatro stracolmo trova uno spartito su cui sono scritte le istruzioni di un misterioso cecchino che tiene sotto tiro lui e sua moglie, una famosa attrice e cantante. Se sbaglierà anche una sola nota il tiratore sparerà a lui o alla donna. Inizia così un confronto fra l’artista e colui che lo ha preso di mira per ragioni che saranno svelate solo in un finale abbastanza prevedibile. Il ricatto è firmato dal regista spagnolo Eugenio Mira che si ispira, lo ha confessato lui stesso, a situazioni già contenute in altri film di suspense. Il primo riferimento va ad Alfred Hitchcock (1899 – 1980) che di sequenze thriller ambientate in teatri ne ha realizzate almeno due, una in Paura in palcoscenico (Stage Fright, 1950), un’altra ne L'uomo che sapeva troppo (The Man Who Knew Too Much, 1956); quest’ultimo, inoltre, era il rifacimento di un film del 1934. E’ a questo cineasta che va una particolare attenzione da parte del regista iberico, che non trascura neppure Brian De Palma, Steven Spielberg e Robert Zemeckis. Grandi cineasti che si potrebbe dire, con facile ironia, hanno partorito un topolino, visto che il film di cui stiamo scrivendo non raggiunge neppure in piccolissima parte la tensione e la precisione narrativa che caratterizza i lavori di quei maestri. Anzi, questo regista non si colloca affatto fra le migliori voci del genere, tanto il suo lavoro appare prevedibile e le soluzioni proposte legare a espedienti di bassa tecnologia. Come dire che ciò che resta è solo la buona volontà.