Difficilmente ci è capitato vedere un film d’animazione così curato nei riferimenti storici anche se ovviamente riveduti e corretti per non risultare indigesti ad un pubblico familiare. Il personaggio creato da Ted Key è uno dei più interessanti nell’ambito di tutta l’animazione perché parte dall’idea che un cane possa adottare un bambino portando avanti oltre cinquanta anni orsono un discorso sulla diversità, sulla possibilità di superare barriere culturali per riuscire a progredire tutti assieme all’interno di una società migliore.
Mr. Peabody e Sherman approdano sul grande schermo grazie al lavoro fatto dal regista Rob Minkoff che ricordiamo per Il re Leone (The Lion King, 1994) e i due Stuart Little (1999 – 2002) ma anche per vari titoli con attori quale il gradevole Le regole della truffa (Flypaper, 2011); a lui si sono uniti. Una parte del team produttivo e creativo di molti degli ultimi successi d’animazione. E’ quindi un film che nasce con le migliori caratteristiche professionali che ne fanno un prodotto interessante. Viene da domandarsi se questo film funzionerà per il pubblico di oggi, più smaliziato e poco propenso a fiabe così politicamente corrette: è una mossa tenera pescare spunti nel passato glorioso del cartoon, ma non sappiamo a quale pubblico possa interessare. Molto comica e intelligente l’apocalisse spaziotemporale che si sviluppa sullo schermo e che coinvolge un po’ tutti i personaggi che Peabody e Sherman hanno incontrato nei loro viaggi nel tempo: Bill Clinton scherza con George Washington e Abramo Lincoln, Albert Einstein e Leonardo Da Vinci, che deve lottare con una capricciosa Monna Lisa, Robespierre e Maria Antonietta, Agamennone e Tutankhamon bambino. Questo cane premio Nobel, scienziato, barman, chef, musicista, pittore è un personaggio che si ama subito proprio per le sue difficoltà nell’entrare nel mondo più complesso ed indecifrabile possibile, quello del cervello di un figlio seppure adottato.
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