Tratto dall’ultima graphic novel realizzata da Frank Miller, Xerxes, e raccontato nello stesso stile visivo del campione d’incassi 300 (2006), questo ulteriore capitolo della saga epica sposta l’azione su un nuovo campo di battaglia — il mare — dove il generale greco Temistocle tenta di unire tutto il suo popolo, alla testa di una carica che cambierà il corso della guerra. 300: L’Alba di un Impero vede il ritorno di questo coraggioso condottiero contro la massiccia invasione da parte delle forze Persiane, guidate dall’uomo trasformato in Dio, Serse, e da Artemesia, vendicativa comandante della Marina persiana.
Il gioco visivo è ormai noto, con una violenza portata ai massimi livelli tanto da essere così esagerata da non essere presa troppo sul serio dallo spettatore. Volano teste mozzate, il sangue zampilla dai corpi trafitti, i guerrieri si lanciano contro i nemici certi di andare incontro a gloriosa morte. Si parla di tattiche di combattimento ma in realtà sullo schermo passano solo quantità industriali di sgozzamenti vari, di navi che si fracassano una contro l’altra, di mille vascelli sconfitti dall’abilità di Temistocle che ne guida poche decine. A questo si aggiunga il kamikaze che si fa esplodere sulla nave mandandola a picco, un esercito di poche centinaia di persone composta da poeti e contadini che sconfiggono eserciti a dir poco organizzati. La figura di Artemisia è ridicola e non basta che digrigni i denti per trasformarla in una terribile combattente: la francese Eva Green, figlia della brava Marlène Jobert e protagonista di film un po’ scollacciati, ottiene il massimo di plauso da parte del pubblico quando si esibisce in combattimenti a seno nudo ed in una torrida scena d’amore col nemico Temistocle. Vietato negli Usa per un insieme di violenza e sesso, in Italia può tranquillamente essere visto da tutti. Il regista israeliano Noam Murro, qui al secondo film dopo Smart People (2008) non distribuito in Italia, esegue con diligenza gli ordini di scuderia e fa un clone del 300 (2006) di Zack Snyder. Piace al pubblico dei kolossal che chiede al cinema effetti ed effettacci, delude chi si illude di trovare un minimo di logica narrativa. Sullivan Stapleton è un Temistocle poco convinto che dimostra il suo vigore soprattutto nella scena di sesso con Artemisia, il brasiliano Rodrigo Santoro è irriconoscibile truccato da Serse, gli altri sono ancora più invisibili.