Pompei, diretto dal poco dotato Paul W.S. Anderson (suoi i Resident evil) è ambientato nel 79 dopo Cristo. Qui il gladiatore celtico Milo lotta per salvare la bella Cassia, non solo dal Vesuvio ma anche da un prepotente senatore romano. Per il resto ci sono eruttanti effetti speciali, scopiazzature di Ben Hur il tutto per costruire una specie di film epico con incontri fra gladiatori, intrighi politici, amanti sfortunati e una terrificante lotta per la sopravvivenza che si scatena quando sembra che l’inferno si sia rovesciando sulla terra.
Involontariamente trash, volontariamente fracassone, è un B movie costato milioni di euro. Nell’edizione italiana si è pensato bene di tradurre Ave Caesar, morituri te salutant letteralmente con Salve, oh imperatore, coloro che vengono a morire ti salutano togliendo il minimo di fascino da impero romano che il film poteva sperare di mantenere. Tutto suona ridicolo, con Kiefer Sutherland dal ghigno poco credibile che dà vita a Corvus senatore intrallazzatore che vorrebbe avere come premio per la firma di finanziamento al padre della ragazza la ragazza stessa. Ci sono, poi, il palestrato inglese Kit Harington, un trepidante Milo innamorato della fanciulla e che, per questo, rischia più volte di essere ucciso prima del combattimento in arena, la bella, ma inespressiva, australiana Emily Browning interprete di una sognante e poco credibile Cassia, l’ex modello londinese Adewale Akinnuoye-Agbaje (un ridicolo Atticus che combatte incontri mortali sperando di riconquistare la libertà) e Jared Harris, figlio di Richard, mai in grado di essere credibile nei suoi impeti di padre che dovrebbe sacrificare la figlia all’altare del denaro. Su tutto incombe la montagna che borbotta, fa scricchiolare case e quant’altro ma soprattutto fa cadere polvere dalle crepe dei soffitti in una velata preoccupazione di tutti e il vero timore del padrone dei morituri Joe Pingue che non vuole legare il suo nome alla morte di migliaia di persone. Gli effetti, tecnicamente ben costruiti, non sono inseriti correttamente nella narrazione di cui sono un anonimo e roboante corollario. A produrre la mitica Costantin tedesca nata nel 1950 e specializzata in film dal taglio popolare come tre spaghetti western con Clint Eastwood e la serie di Fu Manchu interpretata da Christopher Lee.