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Smetto quando voglio

Cast, Crew, Infos - Cinema

Titolo originale
Smetto quando voglio
Sceneggiatura
Andrea Garello, Sydney Sibilia, Valerio Attanasio da un soggetto di Sydney Sibilia e Valerio Attanasio
Interpreti
Edoardo Leo, Valeria Solarino, Valerio Aprea, Paolo Calabresi, Libero De Rienzo, Pietro Sermonti, Lorenzo Lavia, Neri Marcorè, Stefano Fresi.
Nazionalità
Anno
Durata
100

L’opera prima di Sydney Sibilia ha il grosso merito di non volere insegnare nulla a nessuno, se non come ridere di gusto davanti a dialoghi ben costruiti. Dietro l’apparenza di temi seri e sociologicamente importanti, si sviluppa un film intelligente, facilmente appetibile, divertente. Lo sviluppo è quello tipico, finalmente, della vera commedia all’italiana in cui gli argomenti servono da pretesto per sorridere ed ironizzare sulle caratteristiche ed i difetti di tutti noi. Può ricordare I soliti ignoti (1958) di Mario Monicelli e La banda degli onesti (1956) di Camillo Mastrocinque ma anche l’irriverente comicità del Boris televisivo e cinematografico di Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre, Luca Vendruscolo, tenuto conto anche della presenza, forse non casuale, di tre interpreti di quelle opere.

Smetto quando voglio è iniziato nel maggio dello scorso anno è ambientato a Roma raccontando con un’ottica diversa i quartieri di Termini, Eur, Ostiense e Torrino. Il film ha un taglio leggero, capace di far abbassare le difese di fronte ad argomenti molto attuali anche se raccontati all’interno di una storia estrema, per fortuna non comune nelle nostre cronache. Bellissima la scena iniziale in cui la Capitale è inquadrata di notte e dall’alto e potrebbe essere una qualunque metropoli posta in un qualsiasi luogo del mondo. Siamo davanti alla generazione ormai vicina ai quarant’anni che non è riuscita a trovare un suo posto nella società, la tenera coperta protettrice del posto a tempo indeterminato che permette di fare sonni tranquilli o un lavoro autonomo e decoroso che preservi dalla paura del futuro. Come se questo non bastasse sono giovani che hanno accontentato i loro genitori, gratificati da una laurea che per quella generazione era ancora vista come la base per un futuro felice ed agiato, la sicurezza di avere fatto il massimo per i figli, la possibilità per ceti popolari di sentirsi un po’ più protagonisti di quella società fatta di gente importante che loro identificavano nei dottori. Un’opera che può, anzi deve, ricordare C’è chi dice no (2010) di Giambattista Avellino in cui i laureati erano tre e tutti soverchiati dal raccomandato di turno che rubava loro il posto anche se in questo testo le risate erano più rarefatte e la vendetta era contro il sistema colpendo chi aveva loro tolto la possibilità di avere una vita lavorativa più soddisfacente, in un gioco in cui ognuno di loro si occupava del raccomandante altrui. Anche qui erano convinti di potere smettere quando vogliono ma vengono ingurgitati nel loro stesso gioco fatto inizialmente solo di piccole molestie. I sette personaggi maschili del film sono tutti laureati in discipline dissimili tra loro ma che, unendo le differenze e utilizzando le potenzialità che ogni corso universitario ha loro donato, riescono a creare un progetto finanziariamente molto interessante, capace sulla carta di renderli felici. Formano una vera e propria banda in cui ciascuno ha un preciso compito e basa la sua esistenza sulla creazione e commercializzazione di una nuova droga non conosciuta dal Ministero della Salute e, quindi, non illecita. Tutto parte da Edoardo Leo, geniale ricercatore in Neurobiologia di 37 anni che è vittima dei tagli all'istruzione e deve trovare un modo per sopravvivere senza neppure poter coinvolgere la compagna Valeria Solarino, sempre preoccupata per il loro menage finanziario. Scopre una falla nel sistema che gli permetterebbe di gestire una droga sconosciuta e quindi non proibita ma che, in teoria, non potrebbero commercializzare. Gli altri sono Paolo Calabresi esperto di cartografia archeologica e urbanistica della Roma antica ed autista della Banda, Libero de Rienzo esperto di modelli dinamici con aspettative razionali e mente contabile, Stefano Fresi dipendente dalle droghe pesanti che vive in un perenne stato di alterazione e crea la nuova droga, Pietro Sermonti esperto in mimesi concettuale responsabile dell'invisibilità della banda, Valerio Aprea e Lorenzo Lavia con particolare propensione alla violenza utilizzati all’interno della banda con mansioni da gangster che si scontrano apparentemente con la loro grande cultura che li porta a parlare correntemente latino, greco antico, sanscrito e lingua etrusca con infarinature su molte lingue morte indo europee. Con questo gruppo di attori motivato e particolarmente valido che interpretano personaggi molto bene costruiti in fase di scrittura, Sydney Sibilia ci dona cento minuti di sano divertimento senza volgarità riscoprendo la forza che può avere una sceneggiatura intelligente scritta dal regista assieme a Valerio Attanasio e Andrea Garello. Pur rappresentando un ottimo esempio di commedia all’italiana, ha un taglio narrativo più scattante, quasi da thriller che ricorda certo cinema statunitense. Il fatto che Domenico Procacci e la sua Fandango siano coinvolti nel progetto produttivo la dice lunga sulle potenzialità di questo nuovo autore: Procacci è il padre putativo di una miriade di ottimi autori italiani.

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opinioni autore

 
Smetto quando voglio 2014-02-12 09:15:36 Umberto Rossi
Giudizio complessivo 
 
7.0
Opinione inserita da Umberto Rossi    12 Febbraio, 2014
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