Ridley Scott si impegna in un film che non è nelle sue corde, una storia di confine, droga, avidità, spietatezza, ricchezza, stupri, violenze e morte. Affidato nella scrittura completamente al romanziere Cormac McCarthy – qui alla sua prima esperienza come sceneggiatore - manca di partecipazione emotiva da parte del regista che sembra volutamente dare poca importanza ai molto elaborati dialoghi per dileggiarli con scene di inseguimenti, sesso e violenza. In questo scontro tra chi ha realizzato il canovaccio e chi lo ha diretto sta l’unico interesse che un cinefilo possa avere di fronte ad un film sicuramente poco riuscito.
Questo regista realizza, come sempre, molto più girato di quello che gli serve, lo monta, rimonta, taglia, aggiunge o elimina personaggi in quel modo di intendere il cinema a tratti caotico ma, normalmente, funzionale. Qui non è così e il cast stellare che ha a disposizione sembra spesso mal utilizzato o quasi volutamente messo in difficoltà dalle scelte registiche che spiazzano e spiazzerebbero chiunque. Chi riesce a reggere e a dominare il vigore del cineasta è Michael Fassbender che rende bene il personaggio molto convenzionale dell’avvocato che cerca di arricchirsi con la droga e ne rimane schiacciato. Anche nella scena finale del pianto riesce a non cadere nel melodramma o, peggio, nel ridicolo. Per lui è una vera prova d’attore perché fino ad ora era abituato ad essere al centro di ogni film che ha interpretato, sempre con grande bravura, ma senza doversi confrontare con una miriade di colleghi chiamati a interpretare personaggi di importanza pari alla sua. Sembra quasi irriso dagli altri che recitano in un film che non è il suo, un testo in cui il grottesco spesso sormonta ogni altra cosa. Un avvocato di successo vede la sua vita andare progressivamente in pezzi quando, per curiosità e con la presunzione di poterne uscire quando vuole, entra nel mondo della droga. Vive al di sopra delle sue possibilità, vuole sposare la bella ed esosa fidanzata tanto che per guadagnare in maniera veloce accetta di portare venti milioni di dollari di cocaina dal Messico negli Stati Uniti. Un poco di buono, interpretato da Brad Pitt, sarà impegnato a dargli una mano. Pur di sopravvivere, dovrà scendere ad ulteriori compromessi. Bravi nel reggere i loro grotteschi personaggi Brad Pitt e Javier Bardem, Penelope Cruz, che vive una superba scena hot con Fassbender e Cameron Diaz che ha un amplesso con una Ferrari rossa, tutti comprimari che stanno al gioco del regista. I dialoghi scritti da Cormac McCarthy sono rispettati con i cattivi parlano moltissimo anche all’interno di scene in cui le parole possono sembrare fuori luogo.