Per Il capitale umano (una formula matematica che determina il valore di una vita secondo le società di assicurazione) Paolo Virzì ha preso spunto dal libro Human Capital (2004) dello scrittore americano Stephen Amidon (1959). Quel racconto à ambientato negli Stati Uniti, in Connecticut, ma il regista ne ha trasferito positivamente le vicende in Italia. Il film è stato girato in Brianza a Fortunago, Milano, Varese e Como; questo, assieme ad alcune dichiarazioni rilasciate dal cineasta, ha innescato un’inutile polemica, alimentata dalle dichiarazioni di alcuni esponenti politici leghisti e dagli articoli del quotidiano Libero, sul fatto che il film portasse offesa alle genti di quelle parti.
Valutata con un minimo di obiettività questa discussione ricorda il famoso proverbio secondo cui quando il saggio indica la luna, lo sciocco guarda il dito. Il film, infatti è un teso, convincente, efficace apologo sul denaro inteso come valore unico e assoluto, misura onnicomprensiva della vita. Non a caso il film mette a confronto tre mondi: quello del finanziare spregiudicato Giovanni Bernaschi, tutto sfarzo e imbrogli, quello del rampante Dino Ossola, che rischia ogni avere in una speculazione destinata a stritolarlo e da cui si salverà solo ricorrendo ad un ricatto, e quello della giovane Serena e del ragazzo di cui è innamorata, un ex- tossicodipendente. A funzionare da detonatore è un caso di pirateria stradale: un cameriere che ritorna a casa dopo aver servito ad una festa è travolto e ucciso d un SUV il cui guidatore non si ferma a soccorrerlo. La polizia identifica facilmente l’auto, di proprietà del figlio del ricco finanziare, ma le indagini per scoprire chi era alla guida non sono altrettanto semplici. Il film segue questo percorso con una narrazione a mosaico che propone sia i diversi punti di vista dei protagonisti, sia ciò che è accaduto dopo che li abbiamo visti incrociarsi. E’ un tipo di narrazione non facile a dominarsi, ma la regia la guida con mano ferma consegnando allo spettatore un film compatto, lucido, magnifico. Un testo apparentemente semplice in realtà molto complesso e un affresco di quell’Italia che, come dice la moglie insoddisfatta del finanziare, ha scommesso sulla rovina del paese e ha vinto.