Nella coppia dei registi e, cosa singolare per la Disney, c’è il debutto di una donna, la sceneggiatrice di Ralph Spaccatutto (Wreck-It Ralph, 2012) Jennifer Lee. In effetti, si sente una mano femminile nello svolgere della vicenda di Frozen - Il Regno di Ghiaccio che ben presto si trasforma in una storia d’amore tra la principessa e un umile venditore di ghiaccio.
E’ film per famiglie che piacerà anche agli adulti, soprattutto alle coppiette innamorate, un cartoon musical deliziosamente vecchio stile, ispirato alla favola di Hans Christian Andersen (1805 – 1875). Due sorelle, figlie del re, vivono felici fino a quando i genitori non muoiono durante una traversata e la futura regina non riesce più a dominare la sua magica capacità di trasformare tutto in ghiaccio, abilità che aveva tenuta nascosta fino al compimento dei diciotto anni. Quando è incoronata sommerge tutto e tutti di neve, crea danni e scappa dal castello per andare a vivere da sola. Tuttavia la sorella le vuole bene, non crede alla sua cattiveria e con l’aiuto di un giovane uomo del popolo inizia l’avventura che li porterà al palazzo di ghiaccio costruito con la magia dalla regina delle nevi. Dopo il clamoroso flop di Planes (2013) costato cinquanta milioni di dollari e che ha difficoltà a recuperare quanto investito, John Lasseter, deus ex machina prima della Pixar ed ora di tutto il comparto animazione della Disney (Pixar compresa), riesce a risalire la china offrendo il suo tocco magico e un visionario sottofondo onnipresente come in tante sue produzioni precedenti. La renna Sven e il pupazzo di neve Olaf sono i personaggi più amati dai piccoli spettatori perché sono dispettosi, un po’ imbranati ma con tanto cuore. Delizioso il corto Tutti in Scena! (Get a Horse!, 2013) dell’esperto Lauren MacMullan che accompagna il film. Qui Topolino, Minnie, Orazio e Clarabella vanno in giro su di un carro musicale felici e contenti, ma Gambadilegno cerca di mandarli fuori strada. Come ne La rosa purpurea del Cairo (The Purple Rose of Cairo, 1985) di Woody Allen, i personaggi entrano ed escono dallo schermo dove agiscono in bianco e nero diventando colorati quando escono di scena. E’ un piccolo film girato con le tecniche degli anni trenta e con scene realizzate con animazione usata oggi. Da notare un particolare: Gambadilegno qui ha l’arto mancante, come nelle prime storie di Topolino, arto che gli fu rimesso a posto per le lamentele dei diversamente abili che non accettavano connubio cattivo-invalido. Probabilmente è un omaggio a come questo personaggio era raffigurato in quegli anni.
