Dietro i candelabri (Behind the candelabra) di Steven Soderbergh porta sullo schermo il difficile rapporto fra il pianista Valentino Liberace (1919 – 1987) e il giovane Scott Thorson. I due si incontrarono quando il musicista era all’apice del successo sia in televisione, sia negli spettacoli dal vivo.
Fu una relazione dapprima idilliaca poi sempre più tempestosa, terminata con una causa civile intentata dal giovane nei confronti del compagno. Il film, che è stato rifiutato da quasi tutte le grandi società di produzione nonostante il prestigioso nome del regista, è finito nelle mani di un’azienda video e, in un primo tempo, destinato solo la mercato home. E’ un testo pregevole sia per la presenza d’interpreti famosi che hanno accettato di essere pesantemente truccati al punto da essere quasi irriconoscibili. Vi compaiono, fra gli altri, Michael Douglas (Liberace), Matt Damon (il giovane amante), Dan Aykroyd (l’agente del musicista). Gli anni in cui si colloca la vicenda avrebbero permesso di farne un ritratto di un’America sul punto di essere travolta dai grandi movimenti di contestazione e di rivolta studentesca, ma il regista ha preferito la strada della versione biografico – personale lasciando la società fuori dalla porta. E’ una scelta che esalta la ricostruzione ambientale e gli snodi psicologici, ma li lascia come isolati in mezzo al nulla. Un testo di ottima fattura e grande professionalità, ma che finisce col lasciare un retrogusto d’incompletezza e d’occasione mancata.