Il regista greco Alexandros Avranas, ha realizzato Miss Violence (Signorina violenza), prendendo spunto da un autentico dramma sociale quale, la violenza entro le mura domestiche, lo fa per costruire un melodramma intessuto di patriarchi aggressivi e donne – mogli, madri, figlie – che ne subiscono le vessazioni sino ad essere prostituite e messe ripetutamente incinta. Il tutto entro le mura di un lindo appartamento piccolo – borghese su cui impera, il termine è quanto mai appropriato, un anziano che si porta a letto figlia e nipoti, fa prostituire le ragazzine appena undicenni, picchia chi rifiuta di sottostare ai suoi ordini, anche a quelli più assurdi e banali.
Il film propone un quadro agghiacciante dell’ordine imposto con la forza e tende a trasferire l’imperio domestico oltre le mura di casa, facendone la metafora di una società autoritaria e aggressiva. E’ un quadro che ben si attaglia ad una situazione di grave crisi – economica e morale – quale quella che sta attraversando la Grecia, ma che vale anche ben oltre quei confini. L’obiettivo è colto solo parzialmente e ciò che emerge con maggiore evidenza è un clima melodrammatico in cui i cattivi assumono caratteristiche pessime e le vittime rasentano la l’angelificazione. In definitiva un’opera che non lascia spazio a osservazioni discordanti, tanto sono estremi personaggi e situazioni che porta sullo schermo. Il film è entrato nel cartellone dell’ultima Mostra di Venezia ottenendo due importanti premi. Il Leone d’argento e la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile andata a Themis Panou.