L’australiano di origine malese James Wan ha esordito ventisettenne con Saw l’enigmista (Saw, 2004) capostipite di una lunga saga di cui è stato sempre il produttore. Non certo innovatore del genere horror ma sicuro e affidabile prosecutore di quanto fatto da Roger Corman, dal sanremese Mario Bava e dai registi della Hammer Film, è capace come pochi di creare le giuste inquadrature che raccontano la storia.
Riprende il finale del primo Insidious e prosegue con mestiere ma non passione la storia immaginando altri momenti della stessa vicenda e riciclando parecchi minuti del film precedente. La pigrizia del regista è ormai nota, per lui si potrebbe utilizzare la classica frase detta dagli insegnanti ai genitori: è bravo ma non si applica. Ottimamente coadiuvato dall’esperto direttore di fotografia John R. Leonetti, fratello del più noto Matthew e ugualmente bravo, il regista costruisce atmosfere non nuove ma particolarmente funzionali ambientando il film in una casa che volutamente ricorda quella di Psyco (Psycho, 1960) di Alfred Hitchcock e ci si attende di vedere spuntare dal nulla Norman Bates. Qui, invece, appare la cattiva madre che costringeva il figlio ad uccidere per suo conto o, meglio, vediamo il suo fantasma. Nel viaggio tra onirico, mondo dei vivi e dei morti il regista propone il suo maturo stile che offre paura e tensione senza uso dello splatter. Nulla è caricato di effetti visivi, non esistono morti viventi che spaventano ma un mondo parallelo in cui vi sono sia le anime di chi non è riuscito ancora completamente a traslare nell’aldilà che quelle ormai definitivamente lì trasferite. La perfetta commistione tra situazioni ed atmosfere di Poltergeist - Demoniache presenze (Poltergeist, 1982) di Tobe Hooper, Amityville Horror (The Amityville Horror, 1979) di Stuart Rosenberg, Shining (The Shining, 1980) di Stanley Kubrick e di tanti altri classici del filone è fatta realmente come omaggio da un cinefilo che conosce molto dei classici. La paura serpeggia sempre e, a parte una stramba carrozzina con luci e suoni in cui è collocata la figlia più piccola, poche sono le scorciatoie usate per creare tensione. Esattamente da dove si chiude il primo capitolo di Insidious (2010), inizia la nuova avventura della famiglia Lambert. Josh ha appena attraversato le tenebre per riportare nel mondo dei vivi il piccolo Dalton, ma il male si è silenziosamente insinuato in lui e nella sua casa, cercando di portare verso il mondo dell’aldilà tutta la famiglia. Lui stesso è posseduto da questa entità e diviene nemico dei suoi cari. Patrick Wilson, attore non particolarmente dotato; manovrato sapientemente dal regista è comunque credibile nel riproporre la figura del padre. Lo stesso per tutti gli altri che esistono solo grazie alla buona sceneggiatura e regia.