Pascal Plisson è un bravo regista televisivo e un documentarista di grande forza. Ha seguito per molto tempo le vicende di un gruppo di ragazzi che, per andare a scuola, devono sopportare grandi sacrifici. Dalle savane sterminate del Kenya, ai sentieri tortuosi delle montagne dell'Atlante Marocchino, dal caldo soffocante del sud dell'India, ai vertiginosi altopiani della Patagonia.
Jackson ha solo dieci anni, vive in un povero villaggio del mezzo della savana keniota e, ogni mattina, impiega ore per percorrere, con la sorellina, la distanza che lo separa dalla scuola, scansando elefanti inferociti e trasportando l’acqua che gli serve per non morire di sete. Zahira è una bimba magrebina di undici anni che vive nell’Alto Atlante e, ogni lunedì, impiega quattro ore per percorrere i ventidue chilometri necessari a raggiungere, con le amiche, la scuola in cui resterà per la settimana. Samuel ha undici anni, è costretto in una rudimentale carrozzella, vie nel sud dell’India e ogni giorno percorre i quattro chilometri, che lo separano dalla scuola in cui studia spinto dai due fratelli minori. Carlito di anni ne ha undici e deve attraversare le pianure della Patagonia per oltre venticinque chilometri, portando con se la sorellina, se vuole studiare. Quattro storie di povertà e di tenacia inserite in panorami straordinari e percorse dalla volontà di migliorare la propria condizione. Su questo versante Vado a scuola si mostra sin troppo buonista e solo nell’episodio marocchino getta qualche timida frecciata agli adulti che rifiutano di dare un passaggio alle ragazzine. Per quel che se ne sa, leggendo i giornali, le cose sono ben più complicata visto che vari movimenti estremisti, i talebani in primo luogo, aggrediscono le donne che studiano e considerano degna solo la lettura del Corano. Del resto anche la fotografia del film appare troppo leccata e perfetta per dare un’idea precisa delle difficoltà di queste vite. Piccoli difetti, minime indulgenze verso il pubblico che non intaccano il valore di un testo generoso e umanissimo.