Quando l’opera prima è una commedia perfetta come Il truffacuori (L'arnacoeur, 2010) difficilmente si riesce a raggiungere lo stesso risultato col secondo film se non si tenta di rivitalizzare quanto espresso nel precedente. Così non è stato con Pascal Chaumeil che poco cerca di nuovo nella sua cifra stilistica in Un piano perfetto creando un prodotto narrativamente troppo simile al precedente ma privo del rinfrancante sapore di novità.
Non si ripete nello stile di regia con riferimenti virando verso i film d'avventura con sequenze girate in Africa e un buon capitolo ambientato a Mosca che rende il film più compiuto. Questo regista non ha voluto rischiare o, piuttosto, non è stato messo in grado di essere lui l’autore vero del film facendo scrivere la sceneggiatura a buoni professionisti come Laurent Zeitoun e Yoann Gromb che con lui avevano collaborato ma che, probabilmente, questa volta poco hanno dialogato con lui. Siamo di fronte ad una nuova rocambolesca storia d’amore contrastato più dai protagonisti che dal fato, con location esotiche dipinte non necessariamente in maniera cartolinesca e con ritmo sostenuto, affiancando ad un dialogo scattante anche se non sempre efficace, una certa fisicità che fa subire al protagonista maschile inenarrabili umiliazioni. Questo meccanismo era in parte il motore della vicenda della coppia Duris-Paradis protagonisti de Il truffacuori, qui acuito dalla presenza di Dany Boon, usato come detonatore di logori rapporti sentimentali del ceto medio. E’ bravo come sempre e dimostra di essere una sicurezza per ogni regista anche se in Giù al Nord (Bienvenue chez les Ch'tis, 2008), da lui stesso diretto, era ancora più efficace. Non delude in un ruolo comico per lei non usuale Diane Kruger che riesce a scrollarsi di dosso quel suo aspetto aristocratico e distaccato ingurgitando cibi dall’aspetto vomitevole alla maniera di Kathleen Turner di All’inseguimento della pietra verde (Romancing the Stone, 1984) eseguendo con bravura complessi balli russi (la coreografa e coach è la bravissima Dimitra Karagiannopoulos), spostandosi dal Kilimangiaro a Mosca, dalla Francia all’Inghilterra, in un continuo alternarsi di situazioni tragicomiche dall’esito prevedile ma non per questo privo di una certa piacevolezza. Una bella ragazza convive da dieci anni con un dentista ma non vuole sposarlo perché nella sua famiglia da generazioni il primo matrimonio non è quello giusto. Sposa con rito Masai un redattore della Routard, riesce a divorziare ma poi non è più convinta che il suo vero amore sia il medico.
