La Religiosa (La religieuse) è un romanzo del filosofo e scrittore francese Denis Diderot (1713 – 1784), autore che, per scrivere questa vicenda, si era ispirato alla propria esistenza e ad esperienze vissute in famiglia: aveva un fratello sacerdote, una sorella morta in convento, egli stesso aveva avuto la tonsura a 13 anni a cui era seguito, più in là negli anni, un soggiorno coatto in un convento con relativa fuga.
Quindi, un romanzo di denuncia nei confronti della costrizione a una vita religiosa non voluta, scritto non per scandalizzare, ma per evitare che altri subissero quello che lui riteneva una vera maledizione. Dopo Suzanne Simonin la religiosa (La religieuse, 1966) di Jacques Rivette, il tema è ora ripreso da Guillaume Nicloux con Pauline Etienne che interpreta Suzanne Simonin un ruolo che era già stato di Anna Karina. Questo non eccelso regista che ha già firmato Violenza Estrema (Cette femme-là, 2003), cerca ora l'equilibrio tra il rigore e la trasgressione, il melodramma e l'ironia, il tormento e la purezza. Temi troppo difficili per lui che si limita, soprattutto, ad una buona ambientazione con varie scene a lume di candela e conseguente difficile comprensione da parte del pubblico. Il melodramma aleggia sopra ogni cosa, anche quando si racconta delle umiliazioni subite dalla protagonista. Non solo, il puntare sul bel nudo di Pauline Etienne, superfluo per il suo passaggio da novizia a rinchiusa in cella, dimostra una certa carenza di idee. Suzanne è terza figlia di un uomo agiato con una la moglie che in famiglia decide i per tutti. Accasate le prime due, la sedicenne è costretta ad entrare in convento. Tutto bene fino a quando la comprensiva badessa l’aiuta a convivere con la sua carenza di vocazione ma, dopo la misteriosa morte della donna, giunge una sadica superiora che la umilia in tutte le maniere dopo che lei si è risvegliata in infermeria e le dicono che ha preso i voti. Contatta avvocato per riuscire a tornare alla laicità, ma è proprio la madre che la costringe a tornare sui suoi passi per espiare il peccato di essere figlia illegittima. Tutte le situazioni sono dilatate con ritmo molto lento, poco succede e quel poco difficilmente emoziona. Ispirato allo stesso romanzo ricordiamo l’edizione soft erotica realizzata nel 1986 da Aristide Massaccesi, in arte Joe D’Amato, interpretata da Eva Grimaldi: La monaca del peccato che ripensato ora non risulta migliore del lavoro di questo cineasta ma, forse, è più sincero.