Starbuck - 533 figli...e non saperlo! è una commedia brillante che non cerca mai di ammantarsi di una seriosità inutile e controproducente. Pur trattando un tema che alle volte appare con risalto nella cronaca, preferisce occuparsi più della persona che non del fenomeno, più dell’essere umano impreparato a quella realtà che non delle problematiche morali e sociali del fatto.
Racconta una vicenda possibile che ha come protagonista un quarantenne eterno bambinone considerato la pecora nera di famiglia di macellai che ha nella ditta il ruolo più modesto, quello dell’addetto alle consegne. Si è praticamente dimenticato o non ha mai pensato a cosa sarebbe successo dopo, del periodo giovanile in cui per guadagnare qualche dollaro facilmente donava lo sperma poi utilizzato per la fecondazione artificiale da clinica di lusso. E’ costretto a pensare di essere un adulto quando la fidanzata rimane incinta e non lo vuole come padre di suo figlio; a questo si aggiunge che la clinica con cui collaborava gli comunica che ha dato vita a 533 figli di cui 144 vogliono conoscerlo. Terrorizzato, trova comprensione e umanità in amico avvocato alle prime armi che lo aiuterà anche a vincere la causa contro la clinica per potere mantenere il suo anonimato ma anche per ricevere un grosso indennizzo; ma avendo conosciuto parte dei suoi figli, rinuncia a tutto creando una grande unione tra tutti i fratelli che non si conoscevano. Se vogliamo, è una fiaba in cui non si parla di cicogne ma di un misterioso uomo fin troppo prolifico e privo della maturità per sopportare le conseguenze di questa sua esistenza pregressa, di ragazzi che senza livore vogliono solo sapere chi è il loro padre biologico, di una realtà sommersa che vanta centinaia di migliaia di casi ogni anno. Ci si diverte ma con un minimo di amarezza, si ride ma si è costretti anche a pensare, si vuole credere ad una vicenda inventata ma si sa benissimo che la fantasia degli autori è solo limitata al nome dei personaggi e, forse, al numero di figli nati. Film diretto con bravura da Ken Scott, ha in Patrick Huard, lo stallone, e in Antoine Bertrand, l’avvocato, due ottimi interpreti che fanno la differenza. Il film giunge in Italia con due anni di ritardo, forse perché non ha né volgarità né nudi ma solo un raro substrato di buon gusto e di intelligenza.