Il tema di che cosa sarebbe successo se non è nuovo al cinema. Nel caso di Se sposti un posto a tavola, opera prima della francese Christelle Raynal, i riferimenti vanno sia a Ricomincio da capo (Groundhog Day, 1993) di Harold Ramis sia a Sliding Doors (1998) di Peter Howitt.
Poco prima dell’inizio di un pranzo di nozze la sposina e una ex spasimante si concedono un’ultima, furiosa rimpatriata esotica che ha per sfondo uno dei tavoli acconciati per il banchetto. Ovviamente i segnaposti cadono a terra e l’uomo, rimasto solo a riordinare, non ricorda più la posizione che avevano. Li mette a caso e ne nascono combinazioni e intrecci amorosi che coinvolgono un gruppo d’invitati, fra cui la sorella nubile della sposa. E’ un film che potrebbe essere originale, pur nei binari di un storia già ascoltata, ma fallisce per buona parte il bersaglio in quanto gli viene a mancare quella dose d’ironia e quel ritmo che necessitano a una proposta del genere. Un ulteriore fattore di rallentamento nasce da un cast tutt’altro che stellare, i cui componenti appaiono più impiegati ad adempiere ai loro compiti al minimo sindacale che non ad apportare un reale contributo d’originalità e brio all’intero progetto. In altre parole un film assai poco originale e per nulla spumeggiante.
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