Cornelia è una sessantenne di Bucarest perfettamente inserita nella buona borghesia della città. Laureata in architettura, di professione scenografa è sposata con un medico che lei tratta con un autoritarismo, vicino al disprezzo. Lo stesso atteggiamento ha verso il figlio trentaquatrenne Barbu che vive con una donna divorziata e che la madre vorrebbe comandare a bacchetta, quasi fosse ancora un ragazzino.
Lui si ribella con sempre maggiore frequenza, sino ad andare a vivere da solo e a trattare in malo modo la genitrice. Per l’ei, paradossalmente, l’occasione di riconquistare il dominio su di lui capita quando il giovane investe e uccide in quattordicenne, è fermato dalla polizia e per lui si prospetta un processo dall’esito incerto. A questo punto è la madre a prendere in mano la situazione e a muoversi secondo una strategia lastricata corruzione dei testimoni e ipocrite visite ai parenti della vittima. Sarà proprio quest’ultimo gesto a far deflagrare la situazione, con la scoperta che i parenti del morto sono gente semplice, lontana anni luce dalla modernità luccicante in cui vive la donna. Sono uomini e donne non disposti a barattare il dolore per un pugno di banconote. Il finale è aperto: la madre sicura e autoritaria scoppia in un pinto irrefrenabile dopo aver parlato con i genitori della vittima e, forse, anche per lei è arrivato un risveglio di coscienza e umanità. Il caso Kerenes, vincitore del massimo riconoscimento all’ultimo festival di Berlino, porta la firma di Calin Peter Netzer, qui alla terza regia. Un autore già segnalatosi con lo straordinario Medalia de onoare (Medaglia d’onore, 2009) vincitore di premi ai Festival di Torino, Salonicco e Miami. Anche in quest’occasione fa leva sul suo pregio maggiore, quello di far emergere da una storia privata un quadro preciso e terribile della società. Il terreno di coltura in cui si muove la protagonista è quello della corruzione e dell’autoritarismo e, in questo, assume un senso chiaro e preciso l’intera gamma dei rapporti con le forze dell’ordine con il passaggio dai toni inquisitori alla richiesta di favori, quando si svelano le potenti amicizia e di cui gode la donna. In altre parole un testo esemplare, magnificamente costruito con la macchina da presa costantemente addosso ai personaggi, quasi a marcare un legame fra finzione e documento.